Claudio Montini. The End. Paesaggio con dolcissima fiera


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È allestita fino al 5 maggio all’Ex Ospedale Testi di Cotignola (Ravenna), la mostra “Claudio Montini. The End. Paesaggio con dolcissima fiera”, promossa dal Museo Civico Luigi Varoli, a cura di Massimiliano Fabbri e Federico Settembrini, che documenta e presenta per la prima volta un corpo consistente della sorprendente produzione del pittore cotignolese Claudio Montini (1956-2021).

Claudio Montini, Senza titolo, 2004, olio su cartoncino, cm 33×50

La mostra accoglie una sessantina di dipinti che tracciano un percorso espositivo che non segue un ordine cronologico, ma che accosta per affinità, soggetti e stesure pittoriche, temi e temperature, superfici e scenari, creando stanze narrative e teatrali, come ambienti abitati da apparizioni e presenze.

Il progetto espositivo, realizzato grazie al sostegno e al contributo della famiglia Montini e preceduto da un restauro che ha coinvolto una cinquantina di opere selezionate dall’archivio dell’artista e da una campagna fotografica che ha mappato la sua quasi intera produzione pittorica (circa centocinquanta dipinti), è accompagnato da un catalogo, a cura di Marilena Benini, che raccoglie, oltre ai testi critici di Franco Bertoni, Emilio Dalmonte, Massimiliano Fabbri, Claudio Musso e Massimo Pulini, una settantina di opere, di cui una sessantina figurano in mostra.

La mostra si apre con un dipinto che svela subito la sua dimensione teatrale: su di un piccolo paesaggio compare al centro la scritta “The end”. A seguire, le sale dell’Ex Ospedale si aprono sul paesaggio, su nebbie e mostri marini, bestie feroci della foresta, nero fumo, rovine e cavalli, il colore verde, figure femminili, boschi di favole, spuma di mare e nature morte. Passando dall’uno all’altro tema, Montini immagina e sprigiona senza sosta infiniti mondi, scenari misteriosi, favole moderne e un senso dell’avventura che non manca mai al suo sguardo inquieto. I suoi quadri sono vertiginosi affacci su panorami che si spalancano per noi e su cui l’artista innesta e muove, come un vero e proprio regista, dei quasi racconti, scene abitate o abitabili. A chiusura del percorso espositivo, una stanza ci accoglie come un vero e proprio affaccio sul dietro le quinte, cambiando decisamente movimento e temperatura e raccogliendo, come in una specie di atlante privato o una camera delle meraviglie, molti dei materiali, degli oggetti e degli amori che hanno rappresentato un innesco e uno spunto di ricerca per il pittore. La stanza, dal titolo “Le avventure di Tristano”, è stata realizzata da Mario Baldini, Claudio Ballestracci, Marilena Benini, Emilio Dalmonte e Oscar Dominguez, insieme agli amici di Montini, autori anche di un quaderno di 50 pagine, che funge da appendice al catalogo.

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