Spellbound


Stampa

L’Associazione Meccaniche della Meraviglia presenta la terza tappa espositiva di “Una Generazione di Mezzo”, progetto pluriennale dedicato all’arte contemporanea bresciana, con l’esposizione “Spellbound” dedicata agli artisti bresciani Maurizio Donzelli (1958) e Paola Pezzi (1963). Una doppia personale, aperta al pubblico fino al 3 settembre, con due curatori, il torinese Alberto Fiz per Donzelli e il romano Marco Tonelli per Pezzi, articolata negli spazi del Palazzo Martinengo Cesaresco a Brescia.

Paola Pezzi, Opere

“Spellbound”, “incantato”, “ammaliato”: con questo termine, utilizzato da Alfred Hitchcock nel film omonimo del 1945, in italiano fu chiamato “Io ti salverò”, si fa allusione agli stati psico-emotivi dei due protagonisti. Con questo termine, nel progetto espositivo che vede in dialogo Maurizio Donzelli e Paola Pezzi, si vuole così alludere sia a quell’incantamento che il riguardante ha nei confronti dell’opera sia all’incontro tra due artisti che hanno provato a lasciarsi incantare vicendevolmente dalle loro rispettive indagini visuali. Una sequenza di opere che si incastonano e rispecchiano anche fondendosi nel percorso in mostra, chiamando il pubblico a un’immersione visiva intensa e seducendone lo sguardo. Anche il progetto grafico in mostra, elaborato dagli studenti del terzo anno della scuola di Grafica dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, coordinati da Francesca Rosina e Massimo Tantardini, sintetizza il concetto curatoriale e il dialogo artistico.

Maurizio Donzelli si interroga sull’inizio del processo iconico e sulle modalità dello sguardo, andando a cercare nell’ornamentale i ricami e i filamenti della nostra stratificata geografia culturale e filosofica. Le sue opere sono enigmi di immagini latenti che affiorano e si immergono nelle stratificazioni del colore e del segno, attivatori del patrimonio iconico di ciascun riguardante: opere come laboratori, capaci di generare una efflorescenza di immagini che l’una sull’altra s’intrecciano, tra lontani echi e latenti principi iconici. La sua opera potrebbe così rappresentare il valore dello spazio come geografia e sconfinamento dello sguardo. Per la mostra “Spellbound” l’artista presenta vari cicli di lavori: i “Drawings”, gli “Arazzi”, i “Mirror”, gli “O”, i “Notturni”, le “Girandole” e i “Lux Drawing”. Una panoramica di tutta la sua poetica, volta a costituire una vera e propria antologica.

Paola Pezzi è l’alchimista dei materiali: oggetti di uso comune, scarti e rimanenze di materie povere e dimenticate nelle sue mani diventano rigogliosi oggetti plastici che affiorano dalle pareti. Le metamorfosi della materia raccontate dalle sue opere nascono dall’incontro tra la sapienza del gesto manuale, la lentezza della sapiente composizione concettuale e la poetica, ancestrale componente femminile evocata dalla tessitura e dall’intreccio che predominano nella prassi compositiva del suo lavoro. La sua opera potrebbe rappresentare il percorso della materia come gesto e traccia del fare. Nell’esposizione presenta un percorso dagli anni 80/90, con le opere primigenie nate dalla terra, procedendo verso le varie scoperte negli anni fino ad oggi. Una sorta di campionario, attraverso famiglie di opere, ricreate proprio per questo luogo.

A completare il progetto, la presenza di curatori non bresciani e con i quali gli artisti dialogano per la prima volta, per portare a Brescia nuove voci critiche capaci di creare nuove sinergie e scambi. Ogni mostra è accompagnata da una monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira.

Share Button