Saverio Tonoli. Tinture/Dyes


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La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia presenta una mostra personale dell’artista Saverio Tonoli (Lucca, 1984), a cura di Stefano Coletto, allestita fino al 6 novembre presso la Stanza del Camino nel Chiostro di SS. Cosma e Damiano alla Giudecca.

Nei suoi lavori più recenti l’artista ha unito l’esperienza del colore occidentale con la tradizione della carta, raffinata durante alcune residenze in Asia, lavorando su ampie superfici verticali e orizzontali.

Sospinto da una tecnica personalissima inizia una riflessione sullo spazio infinito del cielo, sulle rocce e sull’elemento liquido dell’acqua che le plasma, sull’aria e il suo materializzarsi nelle nuvole multiformi.
Tinture si riempiono di materia in continua trasformazione e metamorfosi. Saverio Tonoli produce opere che performano la pittura e la sua fenomenologia, ne mettono in gioco la tradizione, partendo da calchi, immersioni e sperimentazioni cromatiche liquide con inchiostri, da asciugature e conseguenti nuove imprimiture, trattamenti con solventi, ossidazioni. Imponenti installazioni si distribuiscono nel grande spazio espositivo della Giudecca, creando un affascinante impaginarsi di orizzonti saturi di energia, accumulata, fissata dalla pratica artistica e quindi restituita dalle opere al luogo in cui si collocano, alla luce che le accoglie e al visitatore che le contempla.
La mostra si inserisce nel progetto espositivo “Come trattenere l’energia che ci attraversa. Paesaggi”, nato nel 2021 nella sede di Palazzetto Tito, durate la chiusura al pubblico dello spazio per la pandemia e quindi con l’impossibilità di accedere alle sale per alcune settimane, ed ha prodotto nell’arco di circa due mesi sette episodi, sette paesaggi prodotti dall’inserimento ogni dieci giorni circa di due opere, che si sono amalgamate in qualcosa di più grande, fino a coinvolgere undici artisti. Il tema riguarda quello stato d’animo, quell’ombra che a seguito della tragedia della pandemia, ci ha condotti verso una visione nuova della natura, in cui l’uomo è parte di una unica vita che fa mutare in vita e morte corpi, piante, animali, ma anche virus, batteri, funghi e agisce su ogni materiale esistente come un’unica grande metamorfosi. La domanda che si pone il progetto è come parlare o far vedere un paesaggio che si nutre dell’energia che attraversa tutti gli esseri del mondo, come fissare ciò che trasforma l’esistente”.

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