Fragmenta


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Alla Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Portogruaro (VE), Ai Molini, fino al 18 agosto è aperta al pubblico la mostra “Jean Gaudaire-Thor”, realizzata con i patrocini di: Comune di Portogruaro, Piacere Portogruaro, Città Metropolitana di Venezia, Associazione Aiap.

La curatela della mostra è di Boris Brollo, che così ne parla.

                                                   “Dieu est dans le detail”. Gustave Flaubert

                                                                    “Gott ist im detail”.   Aby Warburg

                                                            “God is in the details”. Mies van Der Rohe

Ricordo un catalogo di una giovane galleria veronese, erano gli anni Ottanta, e fra gli artisti che esponeva c’era Jean Gaudaire-Thore. Egli aveva dei Segni pittorici che appartenevano ad una grammatica liberatoria, cioè che veniva dopo l’arte concettuale degli anni Settanta, sdoganata grazie alla Trans Avanguardia di  Achille Bonito Oliva.

Couverture I-Cat Argenta, 2019

I Segni si rifacevano sì, alla grande stagione dell’Informale europeo dei Tapies, Mathieu, Wols, Scanavino, Crippa etc.. dove stretto era il legame fra materia e gesto chiusi in una dialettica interna. Mentre Gaudaire-Thore venendo dopo la Trans Avanguardia italiana e la francese Figuration Libre aveva un Segno che era molto libero, vivace, a volte senza alcun senso di riferimento e quindi puramente decorativo.

In questo Gaudaire-Thore era uno dei più convincenti e promettenti artisti, e questa sua connessione col passato era per lo più collegata per tramite di un gesto “simbolo” che si ritrova nella teologia della pittura storica del passato. Così scriveva Aby Warburg: “ dall’analisi dei dettagli si rintracciano una serie di rimandi, nei dettagli si nascondono stratificati significati simbolici…..(..).. il simbolon è la metà di un segno, che rimanda a un insieme originario autentico.”  Diventa chiaro qui il nesso fra il gesto frammentario di Gaudaire-Thore e la grande stagione informale. 
Ma l’operare attuale del nostro Artista mi pare superi tutto questo ambito storico per rifarsi alle origini stesse della pittura; di quella pittura simbolica fatta di figure di una narrazione descritta per Frammenti (Fragmenta, in latino). Momenti che sono illuminazioni sulla contemporaneità del passato mondato della dialettica della Storia. Avviene così la riconquista di una libertà primitiva, anzi primigenia, dove il bimbo, come diceva Picasso, mantiene la sua verginità mentale.

 Oggi, egli guarda al racconto per figure, per frammenti, dove lo spettatore stesso è costretto a completare la storia propostagli in riquadri. Come diceva William Burroughs: “Ogni mio libro era un capitolo di un racconto più vasto”. Così per Gaudaire-Thore: ogni quadro, ogni scultura, non son altro che un pezzo di puzzle che governa la sua visione interiore, fatta di macchie, segni e figure come ci appaiono nella grande narrazione primitiva della Grotte de Lascaux.

Jean Gaudaire-Thore si pone quale “sciamano” magico della società attuale così disarticolata da essere oramai “liquida” che non può essere risolta nemmeno con la dialettica della storia, bensì raccontando per particolari, per frammenti , per illuminazioni visive il suo essere, il suo esistere proprio grazie alla pittura racconto di un esistere quotidiano. Che è la storia di tutti; dei dimenticati direbbe Merleau-Pontty, credo.

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