Sguardi. La seduzione del disegno italiano di Omar Galliani


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Fino al 31 maggio, al Museo Diocesano San Matteo di Salerno è visitabile la mostra dedicata a Omar Galliani, ideata, progettata e curata da Giuseppe Benvenuto, in collaborazione con VinArte Salerno e organizzata dalla Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia. 
Il percorso espositivo comprende una ventina di opere su tavola, alcune delle quali di dimensioni monumentali, realizzate dagli anni Novanta ad oggi.
Questa mostra di Omar Galliani nasce da un desiderio antico quanto contemporaneo, se si considerano parole quali: introspezione, osservazione, esplorazione, profondità, vanità, estetica, fisiognomica, bellezza.

Omar Galliani, Sguardi


Le opere nascono da un segno unico ed esemplare; un disegno che ha origine nella tradizione della storia dell’arte italiana e si reincarna oggi nella contemporaneità. In queste opere il solo uso della matita o del pastello su tavola indaga e cerca, tra palpebre e occhi, quell’istante in cui si cela un mistero o un invito ad un dialogo serrato fra voi e il soggetto disegnato, osservato. Il cielo, le stelle e le costellazioni occupano spesso lo spazio che aleggia attorno ai soggetti che posano silenziosi o mossi in queste tavole che appartengono ad un ciclo di opere di grande formato già esposte in diversi musei della Cina e in Europa. 
Precisa Flavio Caroli: “Galliani ventenne era perso principalmente in due ambizioni. In una ricerca di magia, di seduzione, di fascino che è l’ossessione primaria di ogni grande artista, in qualsiasi tempo, sia egli tragico (Caravaggio), classico (Ingres) o fondamentalmente realista (Degas). Tutto cambia e tutto corre, ma non c’è grande artista quando non ci sia ricerca di Bellezza; di qualche forma di Bellezza. La seconda ossessione di Galliani era infatti la qualità esecutiva, proprio tecnica nel senso antichissimo del termine, della pittura e dei suoi misteri: cosa non facile in un tempo in cui i balbettii e la cattiva pittura parvero la chiave della modernità. Galliani otteneva risultati straordinari grazie ai miracoli realizzativi di una matita forse veramente fra le più dotate del secondo dopoguerra. Nei trenta e più anni che ci separano da quei giorni, il miracolo non ha fatto che approfondirsi”.

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