Monet. Quelle ninfee che anticiparono l’Informale


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Claude Monet, Le bassin des nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum

Claude Monet, Le bassin des nympheas, 1904, olio su tela, Denver Art Museum

Dal 3 settembre all’11 dicembre, alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, Parma, sono esposte le Ninfee di Monet, che propongono alla modernità un diverso modo di osservare la natura.
Attraverso il lavoro en plein air, che di fatto porta l’atelier direttamente nei luoghi di studio, l’artista persegue la totale immersione fisica quanto mentale nel soggetto, con l’intenzione di catturare non solo le più precise sfumature di luce e movimento, ma anche il variare delle condizioni naturali.

Le Ninfee, ciclo che racconta l’ultima ossessione di Monet, si collocano a metà tra la pittura di paesaggio e una nuova pittura decorativa con aspetti artificiosi, quasi astratti, che hanno nella costruzione spaziale la loro novità. I toni cromatici, ora, non esprimono più solo le metamorfosi della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che trascendono la realtà per creare qualcosa di completamente inedito, sovratemporale e intangibile.
Se prima i pittori Barbisonniers – quali Corot, Rousseau, Courbet – avevano scelto la foresta di Fontainebleau come rappresentazione dell’energia che promana dalla natura anche senza figure umane, con Monet si arriva alla dissoluzione della realtà nel sogno luminoso dell’arte. La luce prende il sopravvento su tutto, abbaglia lo sguardo del pittore e anche la tela sulla quale la forma si dissolve e si vaporizza fuori da ogni gerarchia tra centro e periferia. Siamo alla profezia dell’Informale. Giverny diventa la capitale morale da cui parte una lingua dell’arte che tende a una comunione panica tra l’uomo e la natura, a dissolvere i confini del soggetto e dell’oggetto e creare una emozione capace di stabilire unione e continuità, concordia e dissonanza, ma sempre sotto il segno dell’abbaglio luminoso. Si parte dunque da Monet, certamente anticipato da Turner, per approdare quattro decenni dopo a un linguaggio definito Informale in Europa e Action painting in America. L’originalità della profezia di Monet, che dissolve la forma della luce delle Ninfee nell’acqua, sta nell’aver scremato il dolore dell’informale europeo e aver catturato una felicità e un’energia vicina al vitalismo americano.

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