Vincenzo Schiavio. Tra Divisionismo e Realismo


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Una selezione di oltre 60 opere del pittore divisionista comasco Vincenzo Schiavio, provenienti da collezionisti privati e dalla Pinacoteca civica, sono esposte fino al 5 dicembre prossimo nel salone espositivo al primo piano del Broletto nella piazza Duomo di Como in un percorso che traccia l’intero arco della ricca produzione artistica, dai primi decenni agli inizi degli anni 50 del ‘900.

La città di Como celebra così il suo artista quarant’anni dopo l’ultima grande antologica a cura di Alberto Longatti, ospitata nel salone di San Francesco, e segna un nuovo inizio al lavoro di ricerca e di critica sull’opera del maestro di Gorla.
In contemporanea, in Pinacoteca, nello spazio espositivo Campo quadro, al primo piano, è possibile ammirare altre opere del maestro appartenenti alla collezione delle Pinacoteca, appositamente selezionate e mai esposte prima.
La mostra e il catalogo curati da Giorgio Taroni puntano a far conoscere e apprezzare l’opera e l’uomo Schiavio oltre le mura della città, enfatizzandone lo spirito di libertà spirituale, di intensità poetica, di solido e instancabile “mestiere”.
Nato a Gorla di Veleso (Como) il 19 luglio 1888, nel 1902 Vincenzo Schiavio abbandona gli studi per mantenere la famiglia in seguito alla morte prematura del padre. Inizia a dipingere da autodidatta, rappresentando i paesaggi che circondano il lago di Como attraverso un personalissimo divisionismo.
Valente alpinista, partecipa a molte importanti ascensioni. Grazie al matrimonio con Rachele Molinari raggiunge una stabilità economica che gli permette di dedicarsi interamente alla pittura.
Negli anni Trenta la sua tecnica pittorica si fa più personale. Di carattere schivo e riservato, si tiene in stretto contatto con molti artisti del tempo: Pietro Clerici, Achille Zambelli, Eligio Torno, Paolo Discacciati, Luigi Binaghi, Pierino Saibene, gli astrattisti Mario Radice e Manlio Rho. Stringe forti legami con Baldassare Longoni, Ugo Bernasconi e Carlo Fornara. Negli anni Quaranta il suo stile pittorico evolve verso un maggiore realismo, anche grazie ai contatti con Donato Frisia e Arturo Tosi.

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