Al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO), fino al 25 dicembre prossimo è allestita la mostra “Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro”, articolata in diverse tappe espositive che attraversano le quattro stagioni e abbracciano più di cinquant’anni di pittura dell’artista coinvolgendo tutti gli spazi del Castello, alcuni per la prima volta, e del suo parco. Prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Giorgio Griffa, la mostra, curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, è stata ideata e progettata con Giorgio Griffa, che ha anche realizzato alcune opere site specific appositamente per l’occasione.
Una prima installazione dialoga con gli alberi monumentali nel giardino di fronte all’entrata. “Sei colori” sono tre tele con colori complementari, appositamente realizzate per essere posizionate sugli alberi, che delimitano una grande sala all’aperto. Concepiti per rimanere esposti all’esterno durante tutto il periodo di apertura della mostra, questi lavori sono destinati a includere i segni lasciati da tempo, umidità, pioggia, neve, insetti e altro. Sul grande prato del castello, una serie di ceramiche bianche e blu tracciano “Una linea”, collegando una monumentale farnia caduta nel 2020 con l’architettura del castello, mettendo così in relazione natura e architettura. Nel canneto di bambù gigante, in “Un filo” corde bianche parallele disegnano linee spezzate che, come un pentagramma, organizzano ritmicamente e filtrano le energie del parco.
I 36 metri della serra sono scanditi dalle 18 tele di un lungo “Canone Aureo 980”, che appartiene al ciclo di lavori iniziato negli anni 2000 e dedicato alla sezione aurea, numero irrazionale, infinito per sua natura, metafora del compito destinato all’arte figurativa, alla poesia e alla musica fin dai tempi di Orfeo: conoscere l’inconoscibile e dire l’indicibile. L’antico atelier della Contessa Sofia di Bricherasio diventa occasione per investigare la pittura con un’installazione di leggere tele trasparenti che richiamano la poesia “Arte povera” con cui nel 1971 Eugenio Montale riflette e ironizza sulla sua attività di pittore.
All’interno, l’ala storica del castello ospita una ventina di lavori in cornice su carta e tela che segnano alcune tappe del percorso artistico di Giorgio Griffa, attraversando i decenni e i cicli “Dal 1968”. Tra le opere esposte: “Orizzontale” del 1973, “Canone aureo 604” e “Canone aureo 894” del 2015, “Verticale” del 1981, “Tre linee con arabesco n.45” e “Tre linee con arabesco n.16” del 1991, “Piccolo Dioniso” del 1995. In una sala del castello, “Venti frammenti” dipinto nel 1980 e installato nel 2021 in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, è costituito da 20 porzioni di tela diverse per natura e per forma. Concepita inizialmente come installazione temporanea, l’integrazione efficace con lo spazio l’ha resa permanente.
L’altra ala del primo piano ospita, infine, “Bianchi”. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 un’estate Giorgio Griffa si trova a dipingere in una casa nel bosco. Sopraffatto dal verde della natura si rende conto di non riuscire a gestire i suoi soliti colori e decide quindi di dipingere utilizzando solo il bianco.
L’esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-dernière pensée, dedicata alle differenti sezioni della mostra, che indaga assonanze e analogie con la pittura di Giorgio Griffa e sottolinea gli itinerari e le linee di differenti strumenti e, insieme, li ricompone come unità. Parallelamente alla mostra si articola il progetto “Da un metro in giù”: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda.