Da Felice Giani a Luigi Serra


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In mostra a Bologna fino al 30 giugno a Palazzo Fava, la Bologna dell’Ottocento dalle collezioni d’arte della Fondazione Carisbo. Realizzata con il patrocino del Comune di Bologna, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna in collaborazione con Genus Bononiae,  a cura di Angelo Mazza, la mostra si inserisce nel progetto “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796-1915”, iniziativa promossa dal Settore Musei Civici Bologna e Museo Civico del Risorgimento che coinvolge quattordici sedi espositive cittadine nel delineare un percorso nella pittura bolognese dall’età napoleonica all’inizio della Grande Guerra.

Ottavio Campedelli (attr), Veduta di Ponte di Riola con la Rocchetta Mattei, 1850 ca

Strutturata in sei sezioni tematiche, la mostra presenta circa 30 artisti e oltre 100 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, sculture e incisioni, a cui si aggiungono le maioliche della manifattura Minghetti appartenute al duca di Montpensier.

Il percorso inizia nella Sala di Giasone del Piano Nobile di Palazzo Fava, dove al centro è collocato il grande gesso della Maddalena penitente di Antonio Canova. La sezione presenta una raccolta di dipinti realizzati da artisti attivi a Bologna a cavallo tra Settecento e Ottocento fino ad arrivare alle opere dei decenni della Restaurazione e dell’Italia unita con i maestri legati all’Accademia di Belle Arti e al Collegio Venturoli.

Si prosegue nella Sala Albani che presenta la produzione della manifattura Minghetti. A testimonianza di questa attività, le collezioni della Fondazione Carisbo possiedono dal 2016 una parte consistente del celebre servizio da tavola commissionato da Antonio Maria Luigi Filippo di Borbone-Orléans, duca di Montpensier e infante di Spagna, per Palazzo Caprara. Meravigliose fruttiere, centritavola e monumentali candelabri decorati, la collezione da tavola più imponente prodotta dalla casa bolognese.

Nella Sala di Enea, invece, il visitatore incontrerà le opere di Antonio Basoli, al centro della vita artistica bolognese tra la fine dell’Ancien Régime, l’età napoleonica e la Restaurazione. Tra le opere esposte le quattro tele celebrative di Roma e delle sue conquiste eseguite nel 1809 per il palazzo di Cesare Lambertini. A queste si aggiunge un cospicuo gruppo di bozzetti per scene teatrali di Giuseppe Badiali, autore che lavorò per i più noti compositori del melodramma ottocentesco.

La mostra espone anche un nucleo di modelli in terracotta di Giacomo De Maria.

La pittura di paesaggio trova collocazione nella Sala Cesi. Una panoramica delle opere presentate è dedicata all’immagine della città e mette in luce come nell’arco di poco tempo Bologna passi da una pittura di paesaggio di valore classico a una più moderna rappresentazione del reale.

La sezione ospitata nella Sala Allievi dei Carracci documenta molte delle opere che restituiscono un’immagine precisa della Bologna ai tempi di Giosuè Carducci, quando la città stava iniziando a modernizzarsi in seguito all’introduzione del nuovo piano regolatore. Gli autori di queste vedute sono Antonio Zannoni, Giuseppe Ravegnani, Alessandro Guardassoni, Pietro Poppi, Alessandro Scorzoni, Emanuele Brugnoli. Chiudono il percorso alcune opere che parlano oramai un linguaggio nuovo: una delle rarissime vedute bolognesi di Giovanni Boldini e i bozzetti scultorei pensati per commemorare il sommo poeta di Leonardo Bistolfi e di Adolfo De Carolis. La mostra è accompagnata da una guida edita da Bologna University Press con un’ampia selezione di immagini delle opere esposte e contributi di Angelo Mazza, Benedetta Basevi, Pierangelo Bellettini, Mirko Nottoli. Inoltre, l’offerta dei Servizi Educativi di Genus Bononiae dedicata alla mostra presenta un catalogo scuole con proposte didattiche per ogni ordine e grado, attività per famiglie, bambini e adulti.

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