Alessandro Mendini. Visi


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Quattordici oggetti e sei disegni firmati da Alessandro Mendini sono il nucleo di un prezioso e inaspettato progetto espositivo, curato da Aldo Colonetti e Archivio Alessandro Mendini e ospitato nella Biblioteca Nuova Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, fino al 16 giugno, omaggio a uno dei più celebri designer italiani purtroppo scomparso cinque anni fa.

Alessandro Mendini, Visi, Fondazione Giorgio Cini Isola San Giorgio Maggiore, Venezia

Realizzata in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini e con Codiceicona, questa sorta di sorprendente capsule d’arte è dedicata alla ricerca di Mendini attorno alla potenza del corpo come matrice del progetto. È intitolata “Visi”, perché proprio il volto è il focus di questa raccolta di lavori realizzati tra il 1987 e il 2018, a sottolineare come sia stato a lungo una attenta fonte di ricerca progettuale.

Lo stesso Alessandro Mendini, nei suoi appunti, ha sottolineato come il viso umano rappresentasse per lui “un mezzo e un fenomeno primario di autoprogettazione”, nel senso che “il viso è un luogo, un supporto pittorico, una superficie decorativa, elemento basico del progetto del “senso” di ogni persona, di ogni uomo in quanto attore sulla scena del mondo”.

È del 1996 il disegno a pastello di un viso (immagine-icona della mostra) che è ritratto e maschera assieme, idea e oggetto allo stesso tempo.

Della Lampada di Milo, ideata nel 1988, in mostra ci sono manufatto e disegni preparatori: nel 2020 Codiceicona l’ha rimessa in produzione, a testimonianza della contemporaneità di linguaggio e di stile. La mostra alla Biblioteca Manica Lunga è una messa a fuoco puntuale e tematica all’interno di un omaggio più ampio che interesserà il lavoro e il lascito culturale di Alessandro Mendini. Dal 13 aprile infatti Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presenteranno, in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini, la grande retrospettiva curata da Fulvio Irace “Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini”, citazione di uno dei suoi più emblematici autoritratti.

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