Kraita317. Different Might be Everything


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Il loggiato al piano terra del Museo Novecento di Firenze, fino al 18 febbraio ospita per la prima volta un intervento di Street Art: “Different Might be Everything”, titolo dell’opera site specific realizzata dallo street artist Kraita317, nata in collaborazione con la Street Levels Gallery di via Palazzuolo a Firenze.

Kraita317, Different Might be Everything, Museo del Novecento, Firenze

L’intervento, curato da Sofia Bonacchi e pensato per il Museo Novecento, è un lavoro unico e site-specific, che nasce dalle considerazioni sull’opera del 1988 di Maurizio Nannucci, Everything Might Be Different, esposta nel chiostro del Museo Novecento. L’idea di invertire l’ordine semantico delle parole scelte da Nannucci supporta l’artista nella legittimazione del suo operato, così come della corrente di cui fa parte. Il nuovo motto, “Diverso potrebbe essere tutto”, indica appunto la volontà di riconoscimento di un movimento artistico ancora sottovalutato, spesso controverso, ma vivo e prorompente, come quello della Street Art. Kraita317 è, infatti, un rappresentante intraprendente di quella cerchia di artisti che hanno iniziato il proprio cammino con pochi mezzi, spinti unicamente dalla propria determinazione, perennemente scortati dalla disapprovazione familiare e dalle comunità di appartenenza che avrebbero preferito vederli operai in fabbrica o dipendenti dietro una scrivania. Artisti cresciuti sacrificando il senso di sicurezza per inseguire una felicità autentica, da raggiungersi attraverso percorsi intricati e spesso amari.

Kraita317, artista di adozione fiorentina dal 2018. Nasce nella cittadina romena di Brasov nel 1996, cresce e si forma da autodidatta con la propria crew di writers, traducendo il proprio mondo interiore attraverso il linguaggio visivo.
A 12 anni si trova a correre per circa 2 km su una linea ferroviaria inseguito dalla polizia ma il suo ricordo è quello di un momento adrenalinico, di un ostinato desiderio di dialogare con la città.

La città diventa presto la sua casa e l’azione urbana un’esigenza. Il disegno astratto rappresenta l’unica sintesi comunicativa che è in grado di esemplificare la sua profonda introspezione. Dipingere significa indagare, fare ricerca, scavare più a fondo; per l’artista, la conclusione di un’opera corrisponde spesso all’individuazione della risposta. Tuttavia, a prescindere dal proprio ordine razionale, Kraita sceglie sempre la strada e, dunque, le altre persone per condividere con i fruitori un pezzo della sua umanità. Passanti disattenti, frequentatori seriali delle aree periferiche, visitatori occasionali, cacciatori di street art sono i destinatari degli interrogativi e degli input riflessivi intrinsechi al suo lavoro.

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