Napoli Explosion. Mario Amura


Stampa

Ospitata fino al 1 aprile prossimo al Cellaio, nel Real Bosco di Capodimonte, la mostra “Napoli Explosion di Mario Amura”, realizzata a cura del Direttore Generale  Sylvain Bellenger, è una mostra nella quale la fotografia, la pittura, l’arte pirotecnica convergono in un solo e unico evento.

Mario Amura, Napoli explosion, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli

La mostra presenta 37 opere di grandi dimensioni del fotografo Mario Amura che in un progetto sviluppato in oltre 13 anni ha immortalato in veri e propri dipinti fotografici la festa di fuochi d’artificio che il popolo napoletano inscena attorno al Vesuvio nella notte di Capodanno.

Dichiara Mario Amura: “I napoletani esorcizzano la paura che il vulcano esploda, facendo esplodere di luce e colori tutto il golfo di Napoli. Ogni anno, il 31 dicembre, salgo con una troupe formata da alcuni dei miei amici più cari sul Monte Faito, la montagna che si staglia sul Golfo di Napoli avendo di fronte il Vesuvio. Da lì catturiamo questa sorta di esorcismo contro le forze inumane del vulcano, del destino. Il risultato, pur essendo, di fatto, un’opera di reportage fotografico è straordinariamente pittorico: i fuochi d’artificio diventano nebulose, animali, paesaggi stellari.”

Nelle fotografie di Amura viene sovvertito l’immaginario iconografico del Vesuvio simbolo di Napoli: mentre nelle gouaches e nei capolavori di Turner, Marlow, Volaire, Wharol è colorato della lava che lo inonda in Napoli Explosion, al contrario, il Vesuvio appare, appunto, come un’ombra silenziosa sommersa dall’esplosione dei fuochi dei festeggiamenti di Capodanno. Dice il curatore della mostra Sylvain Bellenger: “Bisogna guardare a lungo queste immagini, immergersi in esse. Il grande pericolo è che accechino. Sono così ricche, così brillanti, che è un po’ come fissare con gli occhi il Sole.” E ancora: “Amura cattura il tempo della luce che finisce per essere il gesto della pennellata. L’effetto trasformativo della realtà messa in atto in Napoli Explosion è tale da riaffermare con forza che la fotografia ha una propria zona immaginaria, una tale libertà immaginaria che non è nemmeno controllata dal fotografo. Il fotografo può giocarci, ma è come il ceramista, non controlla i colori, non può controllare lo smalto della ceramica. È la cottura che determina la densità del colore. E la cottura è difficilmente controllabile. È misurabile ma non è controllabile. Si ha quasi voglia di dire che la fotografia, la fotografia di Amura, è un’arte del fuoco, come la terracotta, come la ceramica. La grande rivoluzione culturale del nostro tempo è collegata all’evoluzione della tecnologia. La digitalizzazione sta trasformando la nostra memoria, il nostro modo di pensare, il nostro modo di organizzare il linguaggio. Napoli Explosion nasce nell’era dell’immagine digitale, ed è il nuovo millennio che celebra con dei fuochi d’artificio che potrebbero essere inventati, e che invece vengono fotografati. E la cosa che più mi colpisce è che è l’arte più antica di cattura tecnica della realtà, la fotografia appunto, a dimostrarsi la più immaginifica.”

Share Button