Martini e Melotti. Un arco dello spirito


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Il Comune di Acqui Terme presenta la mostra antologica “Martini e Melotti. Un arco dello spirito” negli spazi del Civico Museo Archeologico di Acqui Terme, cui si aggiunge un breve itinerario in città.

Fausto Melotti, Contrappunto XIV, 1983, ottone, Courtesy Collezione Privata

L’esposizione, a cura di Fabrizio Malachin e Paolo Repetto con il coordinamento di Laura Garbarino, rappresenta un inedito confronto fra due assoluti protagonisti della scultura italiana del ‘900: Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) e Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986). La mostra, organizzata da ComitArt in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti di Milano, il Museo Luigi Bailo di Treviso e la Fondazione Casa di Riposo “J. Ottolenghi” di Acqui Terme, sarà aperta al pubblico fino a lunedì 7 gennaio 2024.

Il percorso espositivo riunisce 57 opere tra bronzi, terrecotte, ceramiche, lavori in ottone e tecniche miste ed è preziosa occasione per raccontare la profonda sintonia artistica che legò Arturo Martini e Fausto Melotti.

La mostra prende il titolo da un passaggio del volume “La scultura lingua morta” (1945), testamento artistico di Martini in cui lo scultore esprime la propria speranza in una rinascita della scultura. Il percorso si dipana lungo due tracce tematiche, che accomunano Martini e Melotti: da una parte, la convivenza fra la fede cristiana e l’influenza dell’antichità classica e, dall’altra, l’amore per la musica.

Il desiderio di spiritualità condiviso dai due scultori si concretizza, nelle loro opere, nella rivisitazione delle radici culturali della nostra civiltà, in particolare quelle greche e romane. Il connubio fra cristianità e antichità classica emerge nitidamente nella produzione di Martini selezionata per la mostra: dai lavori maggiormente caratterizzati dalla fascinazione classica alle sculture che rievocano vividamente l’iconografia cristiana.

Comune ai due artisti è pure la fascinazione nei confronti della musica. Il sogno di Arturo Martini di divenire musicista è testimoniato nel percorso espositivo dalla presentazione della prima edizione di Contemplazioni, libro pubblicato nel 1918 e composto soltanto da piccoli rettangoli neri disposti su fogli bianchi, alfabeto indecifrabile e misterioso come uno spartito musicale.
La musica emerge forte anche nell’arte di Fausto Melotti che, a partire dal 1930, compiuti gli studi di pianoforte, comincia a plasmare sfere, volumi di luce e linee in un ordine libero e aereo che rievoca l’andamento musicale. Ispirandosi alle costruzioni contrappuntistiche di Bach, Melotti crea uno spazio rigoroso dove le linee in movimento e i giochi di tensione e distensione nascono secondo un ordine insieme geometrico e astratto.

A testimonianza del forte legame fra Arturo Martini e Acqui Terme, il percorso espositivo prosegue al di fuori del Civico Museo Archeologico per attraversare la città: si parte dalla casa di riposo Ottolenghi, si continua a Villa Ottolenghi, presso Monterosso e il percorso si conclude nel parco sottostante il Civico Museo Archeologico con tre importanti sculture: il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, un grande rilievo in bronzo di Pietro Canonica, primo maestro di Fausto Melotti all’Accademia Albertina di Torino; il monumento in pietra del 1905 al grande esploratore Giacomo Bove di Eugenio Baroni; infine, il ritratto a figura intera del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Saracco, ultima opera di Giulio Monteverde del 1917. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da “Gli Ori”, di 112 pagine, e da un ciclo di appuntamenti a cura di Alessandro Martini e Maurizio Francesconi.

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