Dieter Kopp. Tradizione e libertà


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Curata da uno dei maggiori filosofi del nostro tempo, Giorgio Agamben, la mostra “Tradizione e libertà”, aperta presso Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 30 luglio, ripercorre gli oltre cinquanta anni di attività del pittore Dieter Kopp (Prien am Chiemsee, Baviera 1939 – Ardea 2022). Tedesco di nascita, Kopp si trasferì a Roma nel 1966, legandosi profondamente alla sua città d’elezione, al punto che Agamben, tra i pittori che ha conosciuto, lui solo considera veramente romano.

La mostra allestita al primo piano del Palazzo delle Esposizioni presenta una selezione di opere – olii, in prevalenza, su tela o su tavola, ma anche disegni realizzati con tecniche diverse soprattutto pastelli – attraverso la quale ripercorrere tutti i principali soggetti che l’artista ha investito della sua pittura: i paesaggi di Paros (anni Settanta), le nature morte (Zurbarán 1 e 2, 1975-1976); Villa Balestra a Roma e altre vedute della città realizzate nell’arco di periodi diversi (da Roma del 1989 a Foro romano. Pomeriggio del 2008); gli interni (Riflessi, 1977, Cortile al mattino, 1980-1981), Notre-Dame (1983-1984); i nudi (dipinti di grandi dimensioni, disegni e acquarelli degli anni Settanta e Ottanta), le ciotole (anni Novanta e Duemila).
Per definire la pittura di Dieter Kopp, Jean Clair coniò il neologismo “adsenza”, evocando uno stato di sospensione, a metà strada tra assenza e presenza. Una pittura che Giorgio Agamben, amico dell’artista sin dagli anni del suo arrivo a Roma, vide riposta in un gesto allo stesso tempo perentorio e sfumato.

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