Smens. La xilografia in rivista


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Presso i Musei Reali di Torino, fino al 25 marzo è possibile visitare la mostra “Smens. La xilografia in rivista” allestita nella Biblioteca Reale con le tavole incise da Gianfranco Schialvino e Gianni Verna per la rivista Smens.

La rassegna celebra l’ingresso nelle collezioni della Biblioteca Reale di Torino dell’intero corpus della rivista Smens, donato da Gianfranco Schialvino e Gianni Verna.

Raccontare per immagini, questa la vocazione della xilografia, sin dalle sue antichissime origini. L’immagine si fa parola e la parola diventa concreta attraverso la sua raffigurazione, un legame profondo, che parte dalla produzione, i caratteri mobili usati per comporre i testi si armonizzano nella forma di stampa con le matrici xilografiche e la pagina prende vita in un’unica impressione.

Smens 6, Panem et Circenses, Xilografia di Gianni Verna

L’esposizione ripercorre questa lunga storia mettendo in dialogo e a confronto antiche edizioni illustrate da xilografie della Biblioteca Reale con le tavole incise da Gianfranco Schialvino e Gianni Verna per la rivista Smens. Con passione e attenzione filologica, i due artisti rinnovano la tecnica antica dell’incisione su legno, stampando su carta di cotone, con torchio a braccia e con caratteri di piombo. Ogni numero affronta e illustra la dicotomia tra concetti antitetici: bene e male, bianco e nero, sacro e profano, verità e menzogna, sogno e realtà, attraverso il dialogo tra i testi dei principali autori contemporanei, come, per esempio, Mario Luzi, Norman Mailer, Mario Rigoni Stern, Nico Orengo, Gianfranco Ravasi, Federico Zeri, Roberto Sanesi e le illustrazioni dei più famosi xilografi, come Barry Moser, Leonard Baskin, Evgenij Bortnikov, Jean Marcel Bertrand, Ugo Nespolo, Giacomo Soffiantino e gli stessi fondatori della rivista, Gianfranco Schialvino e Gianni Verna.

Trovarsi oggi, alle soglie del terzo millennio, di fronte ad una rivista come Smens, che ripropone la fabbricazione del libro come un prodotto antico, può forse far giudicare questa esperienza fuori tempo, “superbamente inutile”, come fu battezzato il periodico al suo esordio, nel 1997, ora che il libro tradizionale si affianca nella trasmissione della conoscenza ad altri supporti, in particolare quelli digitali. Alcuni elementi tuttavia ne riconoscono un valore che racchiude storie, aspirazioni, bisogni, sudori, curiosità di uomini testimoni di un passato che permette di comprendere il presente, riproponendo mestieri raffinati quali quello del tipografo e dell’incisore e fa da monito e memoria della conoscenza della fabbrica del libro, un “oggetto” che ha segnato la storia e ne è stato uno degli elementi più importanti. 

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