Jesper Just. Seminarium


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Jesper Just (Copenhagen,1974) è al Museo Marino Marini di Firenze fino al 20 marzo prossimo, con la mostra “Seminarium”, realizzata a cura di Caroline Corbetta, con la quale presenta un ambiente immersivo, attraverso una serie di stazioni multimediali che mettono in scena il rapporto di interdipendenza tra esseri umani e natura. Sei multischermi, manipolati fino a diventare vere e proprie installazioni scultoree che punteggiano lo spazio espositivo, propongono frammenti fluttuanti di anatomie atletiche, mentre una voce ipnotica enuncia slogan commerciali di prodotti per la cura del corpo. I fili e i circuiti delle apparecchiature sono visibili creando un contrasto disturbante con la patinata estetica delle immagini. Di fronte ad ogni schermo, dei piedistalli sorreggono le piante che vivono grazie all’acqua contenuta nei vasi e alla luce violetta irradiata dagli schermi. Corpi umani e piante, tecnologia e biologia formano un ecosistema che riproduce il delicato equilibrio tra progresso e sostenibilità che si fa sempre più instabile.
Seminarium è installato nella cripta duecentesca del Museo Marino Marini. Entrando nell’antico spazio sotterraneo, illuminato da bagliori violacei, lo spettatore diventa parte integrante di questo complesso organismo pulsante in cui macchine, corpi e piante si sostentano reciprocamente in una soluzione immaginativa che supera la visione antropocentrica del mondo.

Jesper Just, Seminarium, Exhibition view at Museo Marino Marini, Firenze


La mostra è organizzata in occasione della nuova edizione di Green-Line, il festival natalizio promosso dal Comune di Firenze e organizzato da MUS.E, con la direzione artistica di Sergio Risaliti, fondato sulla necessità di immaginare nuovi paradigmi estetici e modelli di sviluppo alternativi di fronte all’emergenza climatica. 
Jesper Just utilizza il linguaggio del cinema per affrontare e distorcere gli stereotipi di mascolinità e femminilità prodotti da Hollywood, così come la rappresentazione preconcetta delle minoranze e delle persone con disabilità nella cultura di massa. I suoi cortometraggi e le installazioni video a canale multiplo interrogano i meccanismi di identificazione cinematografica infrangendo le aspettative del pubblico attraverso il racconto di situazioni e incontri, in atmosfere surreali, indefinite ed emotivamente ambigue. L’uso di colonne sonore elaborate e seduttive gioca un ruolo cruciale nella creazione di un illusorio senso di progressione narrativa, e la musica, spesso più del discorso, funge da unico mezzo di comunicazione tra i protagonisti delle sue trame misteriose. Interessato alle modalità in cui lo spazio pubblico e quello privato definiscono e danno forma alle interazioni umane, Just gioca anche con la nozione di architettura performativa, per definire e approfondire il racconto dei viaggi enigmatici dei suoi personaggi.

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