Goya / Grosz. Il sonno della ragione


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Fino al 13 gennaio 2023 la mostra “Goya / Grosz. Il sonno della ragione”, realizzata a cura di Ralph Jentsch e Didi Bozzini, è accolta sui due piani di Palazzo Pigorini di Parma dove i “Caprichos” di Francisco Goya dialogano con i disegni e i dipinti di George Grosz, due tra i più grandi disegnatori di tutti i tempi.

Le loro opere, accomunate dalla satira sociale dirompente, l’impegno politico, il rilievo morale e l’estrema innovazione formale, rivelano la straordinaria abilità di due artisti capaci di svelare profonde verità con pochi tratti d’inchiostro o pennellate di colore, nonché l’estrema attualità della loro poetica.

Francisco Goya y Lucientes, Los Caprichos 43, El sueno de la razon produce monstruos, 1799, Crediti fotografici Elizabeth Krief

Francisco Goya y Lucientes (1746 – 1828) e George Grosz (1893 – 1953) sono separati da 150 anni di storia, ma entrambi decidono di indagare la realtà del loro tempo, innovando l’arte: i Capricci di Goya possono essere considerati un prodromo della modernità, in cui l’artista dà libero sfogo alla rappresentazione della propria condizione e allo stesso tempo dei propri incubi. Grosz è uno degli epigoni più evidenti del maestro spagnolo, anche per essere stato considerato a lungo, come Goya, un caricaturista.

La caricatura è l’unico modo per questi artisti di descrivere il “mostruoso verosimile”, un mondo difforme e alla rovescia, rendendo interiore ciò che è esteriore e spostando sopra ciò che è sotto: un capovolgimento carnevalesco della realtà in cui satira e dramma convivono.

L’esposizione, che presenta tutte le ottanta incisioni dei “Capricci” datate 1799, prende le mosse dai due autoritratti di Goya inseriti all’interno della serie: quello della tavola n°. 1, disegnato di profilo e ad occhi aperti, in cui di fatto il pittore non ritrae il suo volto ma la sua maschera, e poi il “Capriccio 43, El sueño de la razon produce monstruos”, quello a occhi chiusi in un sonno popolato da creature mostruose e incubi. Ad essi fa eco l’autoritratto dipinto nel 1940 da George Grosz, in cui un uccello da preda sorvola minacciosamente la figura dell’artista.

Goya, nominato Primo Pittore di Corte nello stesso anno in cui escono i “Capricci”, esprime attraverso la sua arte, in particolare la grafica, la sua personale visione del mondo, non solo con questa serie, ma anche con il ciclo de “I Disastri della guerra”, alcune tavole del quale sono esposte in mostra. Allo stesso modo Grosz, fondatore del movimento Dada berlinese, profetizza nelle sue opere l’avvento del nazismo e la Seconda Guerra Mondiale, passando con estrema facilità dal disegno satirico al dramma di certi dipinti in mostra, come “A Piece of My World II/The Last Battalion”, in cui nel 1938 ritrae una terra desolata e distrutta su cui arranca un contingente disperato di soldati alla ricerca di cibo.

Goya e Grosz sono artisti profondamente coinvolti nella realtà del loro tempo, con posizioni politiche più o meno esplicite, ma estremamente chiare, cui si accompagnano pratiche estetiche innovatrici. La mostra vuole proprio sottolineare questo legame, già dichiarato da Grosz nel 1933, anno in cui fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti dove avrà un grande successo di pubblico e di critica.

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