Francesco Messina. Prodigi di bellezza


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Per celebrare i 120 anni dalla nascita di Francesco Messina (Linguaglossa, Catania 1900 – Milano 1995), scultore certamente tra i maggiori dell’ultimo secolo, la città di Vercelli, con la collaborazione della Fondazione Messina e di Nicola Loi Studio Copernico di Milano, promuove e realizza una mostra a lui dedicata e allestita, fino al 27 febbraio prossimo, in tre sedi: Arca, Palazzo Arcivescovile ed Ex Chiesa Di San Vittore.

FrancescoMessina, Estate-Summertime, 1989, marmo, cm 96x140x66, Courtesy Studio Copernico

La mostra è a cura di Marta Concina, Daniele De Luca e Sandro Parmiggiani e si compone di 120 opere, delle quali diverse di dimensioni rilevanti.
Le tre sedi accolgono grandi marmi, molti bronzi e ritratti di amici e colleghi; memorabili, tra i tanti, quelli di Lucio Fontana, Salvatore Quasimodo, Riccardo Bacchelli (con il monocolo), Alfonso Gatto, Arturo Tosi, Eugenio D’Ors, mentre tra le figure femminili, in particolare danzatrici, il ritratto di Carla Fracci, Luciana Savignano e Aida Accolla. Non mancano opere dipinte di fascino assoluto, Lia Ranza, Isabella Ostini e Vittoria Leone. Tra le opere presenti nell’ARCA una sezione è dedicata ai cavalli, che ci ricordano immediatamente l’immagine del grande cavallo morente modellato nel 1966 per il Palazzo della Rai di Roma.
Nel Palazzo Arcivescovile e nell’ex chiesa di San Vittore trovano naturale collocazione (in ambienti di particolare suggestione, soprattutto la sede del vescovo di Vercelli dove nel salone è esposta la cronotassi dei ritratti di tutti i Vescovi appartenuti alla storia della Diocesi) le opere di carattere religioso, come uno dei bozzetti in bronzo della grande statua di Pio XII (San Pietro in Vaticano) e quello di San Filippo Neri, il Giobbe ignudo e inginocchiato del 1933, con l’umile corda che gli cinge i fianchi, o l’Adamo e Eva del 1956, fragili pur nella maestosa possanza dei corpi, che si stringono l’uno all’altra con lo sguardo interrogativo rivolto nella lontananza. Molte altre sono le opere a carattere religioso, come il cardinale Schuster, la deposizione memore della Pietà Rondanini, le bellissime formelle (bozzetto) in bronzo dorato per la Santa Caterina collocate sugli spalti di Castel Sant’Angelo a Roma.
La mostra conferma e svela una volta di più la maestria scultorea di Francesco Messina, non casualmente presente alle Biennali di Venezia del 1922, 1928, 1930, 1932, 1942 (sala personale, vincitore del premio internazionale di scultura), 1956 (sala personale). A Messina sono state dedicate importanti mostre personali (quella di esordio si tiene alla galleria Milano del 1929, presentata da Carlo Carrà) e collettive in tutti i continenti.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo – monografia in coedizione tra Polistampa Firenze e Studio Copernico Milano.

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