Mario Sironi. Sintesi e grandiosità


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Al Museo del Novecento di Milano, fino al 22 marzo 2022 è allestita una mostra dedicata a Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961) a sessant’anni dalla morte, curata da Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo, in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald (Associazione Mario Sironi, Milano) e Romana Sironi (Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma).

Le 110 opere esposte ricostruiscono l’intero percorso artistico di Sironi: dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo; dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano; dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta; fino al secondo dopoguerra e all’Apocalisse dipinta poco prima della morte. Sono esposti, infatti, alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo, come l’affascinante “Pandora”, 1921-1922; “Paese nella valle”, 1928; “Case e alberi”, 1929; “L’abbeverata”, 1929-30 e altri completamente inediti.

Mario Sironi-Cavallo bianco e molo,1921-© by SIAE 2021

Ampiamente rappresentato in mostra è il ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919 ed esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di costruire, in tutti i sensi. Un gruppo nutrito di opere testimonia Sironi come interprete anche della figura umana, come “Nudo” del 1923; la misteriosa “Donna con vaso” del 1924; “Pescatore”, 1925; “La fata della montagna”, 1928; “Niobide” del 1931, e il doloroso “Lazzaro”, 1946, dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva creduto.

Capolavori monumentali quali la luminosa “Vittoria alata”, il gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma, il visionario “Condottiero a cavallo” (tutti realizzati nel 1935) e il potente studio preparatorio, lungo quasi sei metri, della “Giustizia Corporativa” (1937-38), testimoniano il suo legame alla pittura murale negli anni Trenta, a cui viene dedicato ampio spazio nel percorso espositivo.

Il “viaggio” nell’arte di Sironi volge al termine nelle ultime sale che documentano i drammatici anni finali dell’artista, tormentato anche dalla perdita della figlia Rossana, che si toglie la vita nel 1948 a diciotto anni.

Numerosi i prestiti da importanti musei come la Pinacoteca di Brera, Ca’ Pesaro e la Fondazione Guggenheim di Venezia, il Mart di Trento e Rovereto e diverse collezioni private che hanno consentito di riunire i maggiori capolavori del Maestro. L’esposizione prosegue negli spazi del Museo del Novecento al quarto piano e in alcune sale a lui dedicate nella Casa Museo Boschi Di Stefano. 

Il catalogo edito per l’occasione è realizzato della Casa Editrice Ilisso e contiene il saggio introduttivo di Anna Maria Montaldo, il saggio e le schede analitiche di tutte le opere di Elena Pontiggia, gli approfondimenti di Fabio Benzi sul futurismo sironiano, e di Maria Fratelli.

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