Il Dante di Dalì


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La Regione Lombardia, per il 700° anniversario di Dante, ospita, fino al 26 ottobre, nello Spazio Eventi del Grattacielo Pirelli di Milano una mostra di tavole che Dalì eseguì nei primi anni ’60 per illustrare la Divina Commedia. La mostra è realizzata a cura di Andrea Kerbaker ed è promossa dal Consiglio regionale della Lombardia, in collaborazione con la Kasa dei Libri; essa fa parte del palinsesto di eventi organizzati dal Consiglio regionale della Lombardia per le celebrazioni dantesche.
In mostra è esposto un capolavoro dell’edizione illustrata del Novecento, tirato in pochissime copie, che il pubblico ha ben raramente l’occasione di conoscere. Si tratta delle 100 tavole originali, una per canto, realizzate dall’artista spagnolo per illustrare la Commedia, un vero e proprio percorso dove si può cogliere lo sforzo interpretativo di uno dei più grandi artisti del ‘900 a confronto con uno dei grandi classici europei.

Tre delle tavole originali della Divina Commedia illustrata da Dalì, 1964


Le tavole erano state commissionate dallo Stato italiano a Dalí nei primi anni ‘50, con l’avvicinarsi del 700° anniversario della nascita del poeta (1965). Con il procedere del lavoro e il passare degli anni, però, la decisione aveva suscitato polemiche, sia per i costi che per la scelta di un artista straniero, fino alla revoca del contratto al primo cambio di governo. Rientrato in possesso delle immagini, Dalí continua a lavorarci per gli anni successivi, fino alla pubblicazione definitiva presso l’editore Salani di Firenze per la ricorrenza dantesca del 1965: sei voluminosi tomi, due per ogni cantica, in tiratura limitata, dove le 100 litografie di Dalí intervallano il testo della Società Dantesca Italiana.
A distanza di mezzo secolo, rivedere le tavole esposte a Palazzo Pirelli permette di ritrovare tutta la forza originaria di quelle immagini, attraverso la personalissima visione di Dalí. Il cammino di Dante è seguito passo passo; e ognuno è filtrato attraverso l’inconfondibile fantasia dell’artista, riconoscibilissimo nei tratti dominanti della sua pittura: scorci acrobatici, aspetti visionari, tonalità dominanti che accompagnano il progredire di Dante nelle tre cantiche. Un percorso di ascesa visiva che ha lo stesso valore di quello delle parole dantesche. In questo modo Dalí conduce chi guarda direttamente all’inferno dantesco, con corpi trasfigurati dalle pene e colori infiammati dal fuoco infernale, ammorbidendo poi gradualmente il tratto e i toni cromatici tra purgatorio e paradiso. Con una raccomandazione fondamentale per entrare appieno nel mondo dell’artista: mai dimenticare le strade del grottesco e dell’ironia. Lo dimostrano le parole che lui stesso ha utilizzato per presentare le illustrazioni per la Divina Commedia all’interno del saggio Le divin fromage (1960): “Desidero che i miei acquerelli per Dante risultino come delle impronte leggere lasciate dall’umidità di un formaggio di natura divina.”

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