Raffaello e Angelo Colocci. Bellezza e Scienza nella costruzione del mito della Roma Antica


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Nelle sale dei Musei Civici di Palazzo Pianetti di Jesi (AN), fino al 30 settembre è esposta la mostra dedicata a Raffaello e Angelo Colocci che offre ai visitatori anche l’opportunità di acquisire una conoscenza più approfondita del Colocci come cosmologo oltre che umanista grazie ai contenuti digitali e alle opere esposte. Colocci si immergeva nell’osservazione del cielo esattamente come possiamo fare noi, per esempio nella notte delle stelle cadenti, quella di San Lorenzo, il 10 Agosto: nel Rinascimento come oggi, infatti, la volta celeste mantiene inalterato il suo fascino, ma se nel 21° secolo abbiamo nozioni più dettagliate sul cosmo e le sue stelle lo si deve anche agli studi di Angelo Colocci.
Gli spunti all’interno del percorso espositivo sono tanti, affascinanti e immersivi.
Si può iniziare con la Scuola di Atene, il più famoso dei quattro dipinti della Stanza della Segnatura di Raffaello, in Vaticano, dove tutti i filosofi antichi vengono rappresentati e hanno il volto dei seguaci di quei maestri più in vista nella Roma del Tempo. Tra questi compare l’autoritratto di Raffaello e accanto a lui un personaggio barbuto con il cosmo in mano attribuibile al Colocci.

Raffaello e Angelo Colocci, Bellezza e Scienza nella costruzione del mito della Roma Antica, Musei Civici di Palazzo Pianetti, Jesi


Questo particolare dell’affresco testimonia la notorietà di Colocci presso la corte pontificia come studioso di cosmologia e astrologia, temi sui quali andava raccogliendo appunti per un trattato, mai concluso, De opifice mundi, la fabbrica del mondo. Particolari che il visitatore può evincere anche con l’immersive virtual reality, l’esperienza immersiva digitale che tramite sofisticate proiezioni e ologrammi, che lo trasporta “nell’affresco”, in una realtà aumentata e in una narrazione inedita.
A Ser Colocci piaceva molto alzare gli occhi alla volta celeste e subirne il fascino, ecco perché dedicò molti dei suoi studi all’universo, alle stelle e ai pianeti. L’osservazione meticolosa era fomentata da quel desiderio di comprendere il tutto, attraverso la ricerca di una regola che governasse le stelle e il mondo. Anche la metrologia faceva parte di questo desiderio di comprensione. Misurava e, nel cielo, cercava i suoi numeri preferiti, il 3, il 4 e il 10. Fu Colocci a identificare, infatti, la misura del piede romano, poi detto colocciano in suo onore, grazie al ritrovamento di una stele funeraria del I sec d.C. In questo universo di interessi Colocci scoprì anche il Menologium rusticum Colotianum (in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Menologium ovvero conto dei mesi, un calendario dei lavori rurali creato per sfruttare la massima influenza benefica delle costellazioni per i cicli delle attività agricole. Nell’esposizione si può osservare, infatti, un semicubo di marmo dove in ogni colonna sono specificate informazioni quali il nome del mese, il segno zodiacale corrispondente, la casa astrologica attraversata dal sole, il numero di ore di luce e di oscurità di ogni mese e altre informazioni pratiche e utili per chi lavorava la terra.
L’esposizione, organizzata dal Comune di Jesi, è realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, l’Università Politecnica delle Marche e con il sostegno del Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 500 anni della morte di Raffaello Sanzio, della Regione Marche e della Fondazione Cariverona.

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