Chiara Fumai. Poems I Will Never Release


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Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica a Chiara Fumai, a tre anni dalla sua prematura scomparsa, la retrospettiva “Poems I Will Never Release”, a cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi in collaborazione con Cristiana Perrella, fino al 3 ottobre prossimo.
La mostra è parte di un ampio progetto che mette insieme diverse istituzioni europee con lo scopo di rivisitare il lavoro dell’artista, preservarne il lascito e trasmetterlo a un vasto pubblico. 
Ribellandosi a una sorta di pregiudizio latente legato al suo essere un’artista donnaChiara Fumai ha messo a punto un vocabolario di minaccia, rivolta, violenza ma anche noia, atto ad innescare situazioni scomode, per promuovere i suoi ideali di femminismo anarchico. Le sue opere, collage, ambienti e azioni, evocano figure femminili che, con il loro coraggio e la loro rabbia, hanno lasciato un segno per poi essere escluse o dimenticate.
Una straordinaria e peculiare galleria di ritratti che include anche alcune figure maschili, come l’illusionista Harry Houdini e Nico Fumai, primo personaggio immaginario e unico di origine biografica. Riprende infatti il nome del padre dell’artista per attribuirlo a un cantante, utilizzando l’interesse per l’Italo Disco degli anni ‘80 come strategia per interpretare un’epoca storica specifica e per riunire campi differenti di ricerca, tra cui la musica, a cui Chiara Fumai si dedica, come DJ,  nei primi anni del suo percorso artistico.

Chiara Fumai, Nico Fumai Being Remixed Fumai Memorabilia Installazione, 2017 (dettaglio). Installation view at Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 2021. Photo © Ela Bialkowska – OKNO Studio


In mostra anche due spazi domestici che hanno segnato la carriera dell’artista: “The Moral Exhibition House”, installazione ambientale ricreata per la prima volta dalla sua esposizione nel 2012 a Documenta (13) Kassel, in cui la casa è uno spazio per l’insurrezione femminista sotto forma di un freak show domestico, e la riproduzione di una stanza dell’appartamento milanese in cui l’artista ha vissuto anni cruciali della sua vita adulta. Quest’ultima è un’auto-celebrazione ironica pianificata per una sua possibile retrospettiva, che contiene una selezione di abiti e oggetti di scena, libri e dischi in vinile: tutti documenti che provengono dall’archivio dell’artista, una parte del quale è conservata a Bari da The Church of Chiara Fumai, l’ente incaricato di preservare la memoria e il patrimonio dell’artista, mentre un’altra parte è stata donata al Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea di Torino.
La mostra cerca di catturare ciò che Chiara Fumai amava definire il suo “slavoro”: una produzione decennale che va ben oltre le performance per le quali era più conosciuta.
Il titolo della mostra è tratto dall’ultimo autoritratto dell’artista: un burattino con una maglietta con il motto Poems I Will Never Release. Sebbene la frase possa suonare malinconica in relazione alla sua precoce scomparsa, in realtà afferma un dato di fatto: Chiara Fumai ha basato il suo lavoro sull’esecuzione di parole scritte da altri. Non ha mai composto poesie ma ha incanalato parole altrui, quelle di donne che avevano bisogno di riscatto e riconoscimento storico.
Accompagna la mostra una monografia, a cura di Francesco Urbano Ragazzi, Milovan Farronato e Andrea Bellini, edita da Nero Editions, che comprende testi critici che leggono il lavoro di Chiara Fumai da differenti prospettive, oltre ad una cronologia approfondita della sua opera e ad un’ampia e completa selezione di immagini e documentazioni.

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