Yuri Kuper. Sfumato


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Riparte da dov’era stata sospesa la mostra di Yuri Kuper (Mosca, 1940) all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze dove la si potrà visitare fino al 5 luglio.La mostra è promossa dall’Accademia delle Arti del Disegno, dall’Associazione Amici del Museo Ermitage (Italia) e Regents Art Foundation (RAF) ed è sostenuta dal Ministero della cultura della Federazione russa, dall’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, dall’Accademia russa di Belle Arti di San Pietroburgo e dalla Fondazione russa per la cultura ed è curata da Inna Khegay. Essa è composta da oltre opere 50 provenienti dalla collezione privata di Olga Shepelskaya, tra le principali estimatrici del lavoro di Kuper, e dalla Galleria Patrick Cramer di Ginevra.

Yuri Kuper, Mare, 2015, tecnica mista su tela cm 162×112


Yuri Kuper è considerato uno dei più importanti ed eclettici esponenti del modernismo russo, il linguaggio metamorfico dell’arte, per cui è possibile liberare la magia di qualcosa che non ne possiede dall’origine. Un pennello, un tubo, un vaso da fiori, nelle mani artigiane del pittore gli oggetti, così ogni esperienza, arrivano a sincretizzare presente e passato, estetica e funzione, per un risultato finale di grande impatto ipnotico. 
Si tratta della prima mostra di Kuper a Firenze, città nella quale il pittore ha sempre trovato ispirazione e dove ora desidera tornare a sigillo di un traguardo personale (gli ottanta anni che festeggerà proprio il giorno del finisssage) e artistico. Difficile resistere alla tentazione di spiegare la complessa parabola dei nostri tempi, i mutamenti globali che hanno investito l’umanità, perciò il maestro fruga nelle tasche del quotidiano e ne eviscera simboli – testi sacri e luoghi di culto in primis – materiali, speranze, ricordi, volti, li mette al riparo dalla banalizzazione e dall’impoverimento di significato. Con magistrale capacità di composizione e l’utilizzo di tecniche miste, tra cui acrilico e collage, Kuper compone storie e volti su tela o carta, ma anche su litografie rifinite a mano come la serie dedicata al Lago dei Cigni. Delle Metamorfosi, serie di rappresentazioni teatrali dirette dal Premio Oscar Nikita Michalkov, ispirate ai racconti di Anton Cechov e Ivan Bunin, e di cui Kuper cura le scenografie tra il 2016 e il 2019, potremo cogliere la raffinatezza delle riproduzioni su carta con innesti di foto e collage. Proprio al regista russo, cui l’artista è legato da una lunga e profonda amicizia, la mostra riserva la parte finale del percorso: una videoinstallazione proietta un breve filmato tratto dalla mise en scene di Metamorfosi, un tema ricorrente nelle opere di Michalkov e nella produzione pittorica di Yuri Kuper. Su tutti i lavori esposti, il velo plastico della rarefazione, quell’effetto di “sfumato” che Kuper mutua dai grandi artisti del passato e a cui torna con lo sguardo in una mostra evento nella città d’arte per antonomasia. Alcuni frammenti delle performance sono riproposte attraverso un video della durata di 12 minuti proiettato all’interno del percorso espositivo.

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