Mimmo Paladino. La regola di Piero


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Riapre ad Arezzo la mostra di Mimmo Paladino “La regola di Piero”, un omaggio a Piero della Francesca, che è dislocata in diverse sedi e sarà visitabile fino al  30 giugno.
La mostra, voluta dalla Fondazione Guido d’Arezzo e dal Comune di Arezzo e curata da Luigi Maria Di Corato, approfondisce il rapporto tra Paladino e una delle figure del passato che più hanno contato nella sua formazione e con la quale ha intrattenuto un dialogo costante in tutta la sua ricerca artistica. Ne nasce un progetto culturale complesso che ha conquistato il pubblico: “La regola di Piero”, conferma quanto il pittore e matematico di Sansepolcro sia stato determinante come fonte di ispirazione non solo a livello estetico, ma anche metodologico e teorico. 

Mimmo Paladino, Dormienti


Le opere che compongono la mostra sono oltre 50 e seguono un percorso itinerante che si svolge in sei sedi espositive: Chiesa sconsacrata di Sant’Ignazio, nella quale è collocata l’istallazione dal titolo “Dormienti”, realizzata con Brian Eno nel 1999 per la Roundhouse di Londra e qui riproposta in un nuovo allestimento; Chiesa di San Domenico, dove è esposta la grande croce in foglia d’oro “Senza titolo” del 2016, rispettoso omaggio al capolavoro giovanile di Cimabue; Porta Stufi, dove si trova “Elmo”, una delle opere più note dell’artista, un bronzo del 1998; Fortezza, nei cui spazi è esposto un nucleo di opere monumentali. Il percorso comincia con la recentissima “Senza titolo” del 2018, composta da bronzo ed acqua, esposta solo a Napoli nel mese di dicembre 2018. Prosegue con “Zenith”, dodecaedro stellato in alluminio del 2001, per poi continuare con un’opera degli anni Ottanta: si tratta di “Senza titolo” un carro di bronzo del 1988 che trasporta venti teste, preziosi trofei di un corteo apotropaico che conducono all’interno della fortificazione. Tra le altre sculture-pittoriche monumentali, spiccano i nove elementi di “Vento d’acqua”, sempre in bronzo, del 2005 già esposta al Museo di Capodimonte di Napoli e i giganteschi “Specchi ustori” realizzati nel 2017 proprio per l’esposizione bresciana del 2017, oltre al grande tavolo che ospita ben 50 piccoli bronzi e alle tre nuovissime sculture a figura intera sempre “Senza titolo”, annidate nelle segrete della fortezza; Piazza antistante la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, proprio di fronte alla Basilica di San Francesco, campeggia un grande “obelisco” votivo. L’opera, alta oltre venti metri, è intitolata “De Mathematica” e si ispira ai Gigli di Nola, macchine processionali a spalla, oggi patrimonio UNESCO. Formata da numeri assemblati tra loro è un “monumento temporaneo” alla matematica, ma anche alla vocazione proto-scientifica dell’Umanesimo per la ricerca dell’esattezza, di cui i trattati di Piero sono un celebre manifesto; Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, dove è accolta una selezione di trentaquattro dipinti e la spettacolare istallazione Scarpette, del 2007, realizzata con 183 scarpe e uccellini in ghisa che si trasformano in un basso-rilevo di ben 64 metri quadri.

L’arte di Paladino fonda le sue radici nella grande tradizione figurativa e filosofica italiana. Una passione che lo ha spesso portato a riscoprire le culture più diverse, alla ricerca di un confronto con gli archetipi, le matrici iconiche, le tradizioni fondanti che, dalle civiltà pre-romane al Rinascimento.

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