Mohamed Keita. KENE/Spazio


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Sarà al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato fino al 20 marzo prossimo la mostra dedicata a Mohamed Keita per poi essere trasferita in altre città: Milano, Roma, Napoli.

Il progetto è promosso dalla Fondazione Pianoterra Onlus ed è realizzato a cura di Sara Alberani, mentre il fotografo Mohamed Keita, 26 anni, proviene dalla Costa d’Avorio e arriva nel 2010 a Roma, come rifugiato politico.

Una zanzariera come porta è da qui che prendono il largo i campioni africani, KENE, Spazio, immagine scattata durante i laboratori a Bamako, courtesy Studio Kene

L’incontro con la fotografia rappresenta una svolta, divenendo presto una professione, che Mohamed decide di condividere con gli altri, usando l’arte come strumento di ricerca urbana e come mezzo di trasformazione sociale. Nasce così KENE (che in Mandingo significa Spazio), un viaggio che riporta Keita in Africa, in Mali, a Bamako, con l’obiettivo di creare uno spazio dove i ragazzi possano imparare la fotografia come punto di partenza verso un’educazione primaria e un accrescimento culturale.
Nell’estate 2017, infatti, grazie all’incontro con Pianoterra, Keita coinvolge 10 ragazzi e avvia un laboratorio di fotografia nel quartiere di Kanadjiguila, instaurando un rapporto alla pari con gli allievi.
La mostra documenta questa esperienza attraverso cinque fotografie di Mohamed Keita, i cui scatti sono stati esposti nell’ambito della XIV edizione di FotoGrafia festival internazionale di Roma, a Londra, all’Istituto Italiano di Cultura e presso Palazzo Querini, nella mostra Rothko in Lampedusa, in occasione della 58. Biennale Arte di Venezia, circa 50 immagini realizzate dai giovani studenti in Mali, assieme a una documentazione di quanto realizzato nei laboratori e momenti didattici.
La mostra è inoltre accompagnata da un sito (www.studiokene.org) e da un libro (KENE – Mohamed Keita), ricchissimo di immagini, che esalta il percorso di partecipazione e autonarrazione del progetto e che comprende i testi di Sara Alberani, Alessia Bulgari, Marco Delogu, Mohamed Keita, Yves Lègal, Cristiana Perrella, Alessandro Triulzi, Dagmawi Yimer. Non solo una testimonianza della mostra, ma un vero e proprio diario di quanto realizzato a Bamako. È inoltre previsto un ciclo di laboratori nelle scuole e nei centri educativi per i giovani del territorio.

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