Antoni Muntadas (Barcellona 1942) espone la sua prima personale in un’istituzione museale italiana a Villa delle Rose di Bologna fino al 22 marzo, realizzata a cura di Cecilia Guida e Lorenzo Balbi e promossa da Istituzione Bologna Musei, MAMbo, in collaborazione con Artium, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo di Vitoria-Gasteiz, Álava, con la partnership della Fondazione Federico Zeri e il patrocinio del Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.
La mostra è uno dei Main project di ART CITY Bologna 2020, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.
L’esposizione compie un’analisi trasversale del lavoro dell’artista, che va dai primi anni Settanta a oggi, stabilendo nuovi campi di significato e relazioni puntuali tra i temi ricorrenti nella sua ricerca: la globalizzazione, il capitalismo transnazionale, la nozione di dispositivo, la relazione pubblico/privato, i rapporti tra monumenti e memoria, le “microfisiche” del potere, l’interrogazione dell’archivio, i processi della traduzione, la circolazione delle informazioni, l’immaginario politico veicolato dai media.
Pioniere dell’arte concettuale, nella conferenza l’artista si sofferma anche sulla sua metodologia di lavoro in grado di spaziare tra differenti media, come fotografia, video, pubblicazioni, web, installazioni e interventi urbani, e che spesso prevede progetti di lunga durata e realizzati in città diverse, ma che attraverso il loro percorso vengono ripensati a partire dai contesti specifici in cui i suoi lavori vengono presentati.
In occasione della mostra è stata realizzata una pubblicazione, Corraini Edizioni, con testi critici di Beatriz Herráez, Lorenzo Balbi, Cecilia Guida, Arturo Fito Rodríguez Bornaetxea, Roberto Pinto e Gabriel Villota Toyos.