Yael Bartana. Cast off


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Nella Sala Grande e nelle Sale Superiori della sede FMAV, Palazzo Santa Margherita, Fondazione Modena Arti Visive, di Modena, fino al 13 aprile 2020 è esposta la mostra personale dell’artista israeliana Yael Bartana (Kfar Yehezkel, 1970).

L’esposizione, prodotta da Fondazione Modena Arti Visive e curata da Chiara Dall’Olio, propone sei installazioni video e fotografiche dell’artista, il cui lavoro, intrecciando realtà e finzione, ruota attorno alle tematiche dell’identità, del rito, dello stato-nazione e la strumentalizzazione di questi termini nella scena politica di oggi.

Yael Bartana-True Finn, 2014, Still da video-Courtesy Petzel Gallery, New York-Annet Gelink Gallery, Amsterdam, e Sommer Contemporary Art, Tel Aviv

Il percorso espositivo, che si snoda su due piani di Palazzo Santa Margherita, si apre con il video in bianco e nero The Recorder Player from Sheikh Jarrah, girato nel 2010 in occasione di una protesta pacifica durante la quale una manifestante suona un flauto dolce davanti a una fila compatta di militari israeliani, schierati di fronte a coloro che stanno contestando l’espulsione dei residenti musulmani dai dintorni di Gerusalemme a opera dei coloni ebrei.

Nella stessa sala è installato il video del 2017 Tashlikh (Cast Off), che mette in scena una carrellata performativa e simbolica in slow motion di oggetti su sfondo nero. Gli oggetti provenienti da diversi contesti e storie appartengono sia ai carnefici che alle vittime di persecuzioni etniche, genocidi e guerre. Il titolo Tashlikh, che letteralmente significa gettar via, fa riferimento a un’antica pratica dell’Ebraismo, durante la quale i peccati dell’anno precedente sono simbolicamente rappresentati da un oggetto, che viene gettato nell’acqua corrente.

La mostra prosegue nelle sale superiori di Palazzo Santa Margherita, in cui è installata la doppia proiezione di Summer Camp/Avodah. In questo lavoro del 2007, l’artista riprende l’estetica del film Avodah, diretto nel 1935 da Helmar Lerski che esortava gli ebrei a tornare in Patria dove edificare una ideale nazione sionista. Bartana ne ribalta la prospettiva e presenta un’opera nella quale racconta la ricostruzione di una casa palestinese, distrutta dalle autorità Israeliane, da parte degli attivisti del Comitato Israeliano Contro la Demolizione delle Case.

Sempre nelle sale superiori è proiettato True Finn del 2014, un’opera incentrata su otto residenti finlandesi di etnie, religioni e provenienze differenti, che s’interrogano sul significato dell’essere finlandesi. In quest’opera Bartana si confronta con i meccanismi coinvolti nella costruzione di un’identità nazionale in un contesto completamente differente da quello delle sue origini. Il video è installato all’interno di un ambiente che riproduce il salotto della casa di campagna finlandese, in cui gli otto partecipanti al progetto conducono le loro discussioni.

Il video A Declaration del 2006, presente nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, è il primo in cui l’azione ripresa non appartiene alla realtà, ma è una finzione cinematografica creata dall’artista. Il lavoro documenta una messa in scena, la sostituzione della bandiera israeliana, presente su uno scoglio della baia di Jaffa, con un albero di ulivo, simbolo di pace e allo stesso tempo emblema nazionale sia della Palestina che di Israele, ma questa azione è anche provocatoria perché si ricollega all’ideale sionista del lavorare la terra.

L’ultima stanza ospita la serie fotografica The Missing Negatives of the Sonnenfeld Collection (After Herbert and Leni Sonnenfeld) basata su una selezione di immagini tratte dall’immenso archivio dei due fotogiornalisti Leni e Herbert Sonnenfeld che hanno documentato la Palestina/la Terra di Israele fra il 1933 e il 1948. Bartana ha ricreato varie scene della serie originale, utilizzando giovani arabi ed ebrei arabi come modelli per rimpiazzare i personaggi sionisti reali nei loro ruoli di contadini, lavoratori e soldati.

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