Incontro e abbraccio nella scultura del Novecento da Rodin a Mitoraj


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“Incontro e abbraccio nella scultura del Novecento da Rodin a Mitoraj” è il titolo del libro, pubblicato da Il Poligrafo e della mostra che correda, allestita nella sede del Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 9 febbraio 2020.

Arturo Martini, Il Figliol Prodigo, 1927

Si tratta di una mostra d’arte a sviluppo tematico che esplora, attraverso una vasta rassegna di sculture del Novecento da Rodin a Mitoraj fino alle tendenze iconiche di fine secolo, le molteplici singolarità della condizione umana, che vuole evidenziare le tante “attese” intorno a ognuno di noi di persone che chiedono il sostegno di una parola, il riconoscimento di uno sguardo, la condivisione di un gesto.

La scelta delle opere abbraccia un insieme di temi in dialogo tra loro: il cammino della vita, l’incontro, la relazione, la lontananza, l’attesa, l’empatia e la compassione. Il percorso espositivo intende offrire una visione dell’Uomo, che si vorrebbe più ampia e positiva, in contrapposizione a chiusure, indifferenza o disimpegno. Nell’epoca digitale, l’Umanesimo appare sempre più lontano, scavalcato dalla velocità e dalle nuove possibilità di comunicazione, che limitano l’esercizio dell’attenzione e della riflessione, il farsi della sedimentazione e della memoria, la dimensione reale e rispondente dei contatti.

L’opera d’arte scultorea si fa qui sollecitazione, introspezione, ricerca delle forme e dei gesti. L’arte plastica esalta la complessità dei volumi e richiama l’attenzione sul dettaglio, aspetto valorizzato dalla possibilità data ai visitatori di rigirare e toccare alcune delle opere in mostra. Soprattutto la figura umana a più dimensioni suscita osservazioni diverse, invita a riflettere sulla vita, le sue grandezze e le sue fragilità, più di quanto potrebbero le immagini bidimensionali di uso comune. Ci stiamo diseducando alla tridimensionalità, al tatto, alla durata che genera rappresentazione, avvertendoci così del rischio di diventare osservatori frettolosi, meno capaci di cogliere le disposizioni dell’animo e dell’affettività.

I curatori sono Maria Beatrice Autizi e Alfonso Pluchinotta, e le 130 sculture, da Auguste Rodin (Le Bourgeois pleurant) a Igor Mitoraj (Il bacio dell’Angelo), sono alcune note, come Alma del Quijote (Salvador Dalì), Ettore e Andromaca (Giorgio De Chirico), Prière de toucher (Marcel Duchamp), Visage aux deux mains (Fernand Lèger) o di artisti famosi come Helping Hand (Pablo Picasso), Two Figures (Henry Moore), Il Pensieroso (Ernesto Bazzaro), Il ratto della Sabina (Luciano Minguzzi), Centauri in libertà (Elena Mutinelli); molte sono originali, come Knotted Hand (Soler Etrog) e Riflessi (Novello Finotti), o rappresentative dei temi trattati: Il risveglio di Adamo (Francesco Messina), Tantalo (Jorge Borras Llop), Disperazione (Toni Boni). Infine, sono presenti sculture note alla Storia dell’arte, ma difficilmente fruibili dal visitatore, come: Figliol Prodigo (Arturo Martini) e Abisso (Pietro Canonica). In aggiunta, sono esposte anche le opere di alcuni espressionisti tedeschi: Der Abschied/Congedo (Käthe Kollwitz), Der Schreitende/Avanzare (Ernst Oldenburg), Gedankenkopf/Testa di Pensieri (Rainer Kriester) e Verwüstung/Desolazione (Hans Kastler). 

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