Niki de Saint Phalle. Vanitas


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Il Comune di Ravenna organizza e allestisce al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, la mostra “Vanitas” fino al 12 gennaio 2020, realizzata a cura di Giorgia Salerno, in occasione della VI Biennale di Mosaico Contemporaneo a Ravenna, in ambito al quale ospita un’opera dell’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, Francia, 1930 – La Jolla, California, 2002), come omaggio alla tradizione del mosaico ravennate attraverso una lettura contemporanea, linea questa sempre più consolidata nelle scelte espositive del museo e con l’intento di ampliare i rapporti con istituzioni e fondazioni culturali internazionali.

Niki de Saint Phalle, Tête de mort I, 1988, ©Niki Charitable Art Foundation-All rights reserved. Collection Niki Charitable Art Foundation, Santee

“Vanitas” è il titolo scelto per il progetto che espone una scultura in mosaico dalle grandi dimensioni raffigurante un teschio, realizzato da Niki de Saint Phalle nel 1988 con tessere in vetro specchiato e foglie di palladio.

Nell’opera esposta, “Tête de Mort I”, Niki de Saint Phalle affronta la drammaticità della morte attraverso le grandi dimensioni della scultura e, ironicamente, afferma il superamento della fine con la continuità della vita.

Le tessere specchiate riflettono l’immagine di chi osserva, obbligando ad un confronto diretto, come memento mori, con il simbolo della fine e, contemporaneamente, restituiscono la molteplicità dell’identità umana. Rifrazioni di personalità che si ricompone in una visione d’insieme.

L’opera, scelta non casualmente per Ravenna città dei mosaici e dei mausolei, rimanda chiaramente all’iconografia della vanitas e ad un tema particolarmente connotativo per il territorio, quello della vittoria della vita eterna sulla morte. I monumenti funerari cittadini, come il Mausoleo di Teodorico, quello di Galla Placidia, la lastra funeraria di Guidarello Guidarelli fino alla Tomba di Dante, sono esempi di come la vita, la cultura e le testimonianze storiche abbiano prevalso sulla morte terrena.

Niki de Saint Phalle affronta l’iconografia del teschio e riprende gli stilemi delle antiche raffigurazioni scegliendo non solo la tecnica del mosaico, ma utilizzando il potere riflettente dello specchio, inevitabile rimando all’arte musiva bizantino ravennate, che si caratterizza in primo luogo per la lirica della luce, grazie all’utilizzo di tessere in pasta vitrea e oro zecchino, trascendendo verso una dimensione ultraterrena, così come “Tête de Mort I” oltrepassa la natura terrena per tramutarsi in vita eterna.

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