L’eterna Musa. L’universo femminile tra ‘800 e ‘900


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È il Centro Matteucci per l’Arte Moderna di Viareggio che ospita la mostra “L’eterna Musa. L’universo femminile tra ‘800 e ‘900”, fino al 3 novembre, realizzata a cura di Giuliano Matteucci, con interventi di Cristina Acidini e Camilla Testi. Si tratta di un’affascinante selezione composta da quaranta donne normali, di famiglia o della porta accanto. Mai dive se non, forse, tra le mura di casa, a formare una smagliante e cangiante galleria di personalità, ognuna a suo modo protagonista in una frazione di tempo e in un angolo di spazio, che muove dal primo Ottocento e approda al Novecento, con affondi intenzionali e suggestivi nei due dopoguerra, entrambi forieri di grandi mutamenti. Opere sceltissime, talvolta mai prima esposte, di Fattori e Lega, Induno, Favretto, Casorati e Sironi, tra gli altri.

Virgilio Guidi, Donna dalla cintura rossa, 1934ca, olio su compensato cm90x72,2


In questa parata di donne ritratte o idealizzate, nessuno dei modelli prevalenti manca all’appello: l’eterna Eva si presenta di quadro in quadro in condizioni mutevoli di status e umore, angelo della famiglia o sirena ammaliatrice, popolana o borghese, lavoratrice o padrona di casa della buona società, lieta o malinconica, operosa o riflessiva. In esse si riconosce in filigrana non solo la Musa ispiratrice, ma anche gli infiniti altri prototipi stratificati nell’immaginario culturale dell’Occidente. La purissima Maria Vergine e la peccatrice Maddalena, Lia e Marta simboleggianti la vita attiva con Rachele e Maria allegorie della vita contemplativa, la carnale Venere e la materna Giunone, Salomè la seduttrice e Circe la maga.
Le donne protagoniste di questa esposizione sono fiere del loro essere, perfettamente consapevoli del loro valore, ricche di una sensualità che, proprio perché non platealmente esibita, cattura sguardo e sentimento. Donne che oggi si potrebbero definire come “realizzate”, nonostante il loro non volersi porre al centro del palcoscenico.
Precisa il curatore che qui esposta è: “Una galleria di antidive, nella quale si troverebbe certamente a disagio la determinata femminilità di una Marie Curie o di una Coco Chanel, poiché a prevalere è un altro tipo di donna che non ha difficoltà a confermarsi moglie e madre, in quei ruoli, insomma, che nella routine del quotidiano ne nobilitano i sentimenti e lo spirito”.

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