Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche


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L’Università di Pavia presenta al 
Museo della Tecnica Elettrica (MTE) la mostra “Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche”, organizzata da photo Showall, a cura di Roberto Mutti e aperta al pubblico fino al 30 giugno.

Paesaggio, Collezione Autochrome

La fotografia si basa su due grandi principi, quello estetico-creativo e quello tecnologico ma se la sua storia si è giustamente identificata con quella dei grandi autori che l’hanno realizzata, meno attenzione è stata riservata alla straordinaria evoluzione delle sue tecniche.

È dunque nell’ottica di raccontare proprio le tecniche che ne hanno segnato la crescita della fotografia che il Museo della Tecnica Elettrica (MTE) di Pavia realizza questa mostra che è inserita nella programmazione della prima edizione di Pavia Foto Festival. Sono qui esposte in apposite teche pezzi originali antichi raramente visti da vicino (dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipie, carte de visite, calotipi, carte salate, autochrome, stampe “al chiaro di luna”), pellicole, diapositive e immagini analogiche di un recente passato, fotografie digitali contemporanee.

La storia della fotografia moderna la si può far risalire al 9 luglio del 1839 con il pittore e scenografo teatrale francese Louis Jacque Mandè Daguerre che dava vita al procedimento fotografico conosciuto come “dagherrotipo”: una lastra ricoperta d’argento che, esposta ai vapori dello iodio, messa in camera oscura e posizionata davanti al soggetto da riprendere, dopo una posa lunga e un lavaggio in sale marino e mercurio, svelava un’immagine speculare del soggetto fotografato.

In questa mostra compaiono anche opere di autori contemporanei (Beniamino Terraneo con i suoi dagherrotipi, Stefania Ricci con le cianotipie, Paolo Marcolongo con cliché verre e kyrlian, Federico Patrocinio con la fotografia stenopeica, Beppe Bolchi con il distacco polaroid in bottiglia, Roberto Montanari con la gomma bicromatata, Dino Silingardi con le stampe al platino e al carbone, Erminio Annunzi con la stampa ad annerimento) che si dedicano a queste antiche e talvolta più recenti tecniche con risultati sorprendenti.

Ma anche all’evoluzione contemporanea è dedicato molto spazio, perché il passaggio dalla “camera oscura” (in mostra esempi di comparazione fra stampe su carta baritata e politenata) alla “camera chiara” ha portato a una varietà di soluzioni che vanno dalla stampa lambda a quella ai pigmenti di carbone, dalla fine art alla stampa su materiali diversi come il propilene, il metallo, il plexiglass.

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