Martin Disler


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Martin Disler, Senza titolo

Da domani, 10 gennaio e fino al 18 febbraio, lo Studio d’arte Cannaviello di Milano dedica una mostra all’artista svizzero Martin Disler (1949-1996), a poco più di vent’anni dalla sua scomparsa, con una retrospettiva focalizzata sulla produzione di opere su carta, anche di grande formato.
Sono esposti in mostra venti lavori, realizzati tra gli anni ’80 e ’90, in grado di riassumere il pensiero che ha sempre contraddistinto l’opera di Disler. Formatosi da autodidatta, prima ancora di iniziare il proprio percorso con il disegno su carta e su tela, Disler realizza anche dipinti murali per strada dal forte carattere provocatorio in una città pulita e ordinata quale Zurigo. Egli però preferiva il lavoro su carta, ritenendolo più veloce e quindi più rispondente al suo lavoro. Addirittura curava la sua forma fisica per assecondare meglio le sue esigenze estetiche. Queste sue opere si caratterizzano per un gesto frenetico, primitivo e istintivo, dove la figura umana è spesso costituita da linee tracciate velocemente in forme semplici. Disler, come lui stesso ha raccontato, ha sempre cercato di realizzare il suo desiderio di “dipingere male”, tentando di andare oltre l’idea di “bello” e mettendo in crisi ogni valore artistico che si basasse esclusivamente sul piacere visivo. La sua inesauribile creatività lo ha portato a concentrare la propria indagine su tematiche quali la morte, la vita, la sessualità, con una mano impulsiva sempre attenta a evitare la decorazione. Il suo è un gesto violento, che spinge l’osservatore a cercare di districare forme e colori e a ordinarli in una figura. “E’ importante perdere sicurezza per aprirsi al nuovo” afferma l’artista, sottolineando il suo rifiuto verso un’estetica scontata e ogni accademismo e marcando la volontà di creare una propria, personale, forma di bellezza.

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