La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva


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Tancredi Parmeggiani, Primavera, 1952

Tancredi Parmeggiani, Primavera, 1952

Luca Massimo Barbero è il curatore della mostra “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva” che, da domani 12 novembre al 13 marzo 2017, è ospitata presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.

È con oltre novanta opere che Tancredi Parmeggiani (Feltre 1927 – Roma 1964) ritorna a Venezia dopo oltre sessant’anni, opere che ricostruiscono in modo intimo e capillare, tra produzione creativa ed emotività prorompente, la parabola breve, ma folgorante, di questo grande interprete dell’arte del secondo dopoguerra. Parmeggiani è tra gli interpreti più originali e intensi della scena artistica italiana della seconda metà del ‘900 e unico artista, dopo Pollock, con il quale Peggy Guggenheim stringe un contratto, promuovendone l’opera e dedicandogli alcune mostre, tra cui una memorabile personale proprio a Palazzo Venier dei Leoni nel 1954.

Viene esposto in mostra un ricco nucleo di lavori provenienti dallo stesso museo veneziano e dalla donazione Giorgio Bellavitis, avvenuta nel 2000. Non mancano alcune opere che la mecenate stessa ha donato nel corso della sua vita ad alcuni dei maggiori musei americani, tra cui il Museum of Modern Art di New York.

Il percorso parte da rare prove giovanili di ritratti e autoritratti e dalle prime sperimentazioni su carta del 1950-51 documentando, nella sua prima parte, la ricerca prettamente astratta, legata alla frammentazione del segno, svolta dall’artista feltrino nell’arco degli anni ’50, periodo che segna l’incontro cruciale con Peggy, di cui diventa protégé, e che lo porta ad avere un proprio studio a Palazzo Venier dei Leoni. Questo significativo legame è documentato dal consistente numero di lavori in mostra, appartenenti al museo veneziano e sono esposti capolavori come la Primavera, proveniente dal MoMA di New York e Spazio, Acqua, Natura, Spettacolo, oggi al Brooklyn Museum. È qui esposta anche la produzione artistica degli anni ’60, momento di crisi e di completa revisione della propria pittura, a cui Tancredi vuole dare un senso esistenziale e politico. Ed è così che la vena della polemica e della tensione di quegli anni di guerra fredda emergono nel titolo della mostra “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba”, frase con cui Tancredi risponde agli innumerevoli conflitti dell’epoca, dal Vietnam alla guerra in Algeria, alla tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Di questo momento fondamentale nel suo percorso artistico, sono esposti i tre dipinti della serie Hiroshima (1962). La parte conclusiva dell’esposizione è dedicata ai collage-dipinti, eseguiti tra il 1962 e il 1963, i cosiddetti Diari paesani e i Fiori dipinti da me e da altre opere.

Marsilio Editori pubblica per l’occasione un libro in due edizioni italiano e inglese, con i saggi del curatore Luca Massimo Barbero, di Luca Nicoletti, la biografia dell’artista a cura di Elena Forin, e un’estesa selezione di immagini; il catalogo, inoltre, rappresaenta una testimonianza per la ricostruzione delle donazioni delle opere di Tancredi da parte di Peggy Guggenheim ai musei americani, realizzata grazie alle ricerche di Gražina Subelytė.

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Informazioni su Anselmo Villata

Caporedattore dell'Agenzia Stampa Verso l'Arte, Vice Presidente Internazionale dell'Associazione Internazionale dei Critici d'Arte, Docente presso la 24Ore Business School e presso la Giunti Academy, Curatore, Critico d'Arte, Saggista, Cultural manager e Cultural planner orientato alla promozione e alla valorizzazione dei Beni Culturali con un'ottica all'interdisciplinarità e alle collaborazioni internazionali.

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