La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca a Palazzo Marino


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Piero della Francesca (Sansepolcro, circa 1412 - 1492) Madonna della Misericordia circa 1445-1455 scomparto centrale del polittico omonimo tavola, 168 × 91 cm Sansepolcro, Museo Civico

Piero della Francesca
(Sansepolcro, circa 1412 – 1492)
Madonna della Misericordia
circa 1445-1455
scomparto centrale del polittico omonimo
tavola, 168 × 91 cm
Sansepolcro, Museo Civico

Come è ormai tradizione anche quest’anno Palazzo Marino, sede dell’amministrazione comunale di Milano, ospita per il periodo natalizio una piccola mostra incentrata su un grande capolavoro dell’arte. Si tratta di prestiti temporanei provenienti dalle più importanti collezioni e istituzioni museali del mondo. Se gli anni scorsi era toccato a Caravaggio, Raffaello, Canova, Georges de La Tour e – ultimo in ordine di tempo – Rubens, quest’anno è la volta di Piero della Francesca. Dal 6 dicembre e fino all’8 gennaio 2017 Sala Alessi sarà la cornice che conterrà la pala centrale della Madonna della Misericordia, custodita, insieme all’omonimo polittico, al Museo Civico di Sansepolcro, città natale di Piero. Polittico che peraltro fu completato in seguito da più collaboratori, dimostrando così che il pittore nel frattempo aveva accettato altre proposte.

È la prima opera documentata del maestro toscano al quale fu commissionata dalla Confraternita della Misericordia l’11 giugno del 1445 per un compenso di 150 fiorini. Il contratto prevedeva che il lavoro fosse portato a termine entro tre anni più l’impegno a un eventuale restauro nel decennio successivo. Piero non apporta modifiche all’iconografia medievale del soggetto, se non il doppio cordone che simboleggia la verginità della madre di Cristo. Quest’ultima è colta nell’atto di proteggere con il suo mantello i fedeli che le si parano sotto. Tra questi, quattro per lato, trova spazio anche lo stesso artista, l’unico rivolto verso lo spettatore, ma non ci sono dati certi che lo confermino.

Nella Madonna della Misericordia antico e moderno si mescolano, svelando il talento già proiettato verso il futuro di Piero. Antico è lo sfondo dorato, così come la figura principale sproporzionata rispetto ai devoti; moderno è il trattamento delle masse, dei volumi, del colore, degli incarnati e della luce che diverrà poi una sua cifra stilistica ben riconoscibile. I riferimenti palesemente dichiarati sono il Masaccio e il Masolino della Cappella Brancacci, ma anche Domenico Veneziano, l’influenza del quale è stata bene analizzata da Roberto Longhi. Da notare il volto della Madonna che anticipa la purezza e la calma serafica di quella del Parto di Monterchi (1450-1455) e di quella della Sacra Conversazione di Brera (1472-1474) con cui a Milano instaurerà un proficuo dialogo e un serrato confronto che proseguirà al Museo Poldi Pezzoli nel san Nicola da Tolentino, una delle quattro tavole del Polittico di Sant’Agostino (1454-1469).

È stato scritto che la Madonna della Misericordia esprime «una stasi placida e ieratica che non è distante dall’uomo, come nell’arte bizantina, ma è pura invenzione di un Umanesimo elegante, che racconta l’uomo avvicinandolo al divino nella ricerca della perfezione della forma». Affermazione veritiera, riferibile tuttavia all’intero percorso artistico di Piero, culminato con il ciclo di Arezzo a San Francesco (1452-1466) e con l’enigmatica Flagellazione di Cristo di Urbino (1470). Nel Quattrocento l’acme dell’analisi formale dello spazio è la conquista della prospettiva “scientifica”, a scapito di quella empirica.

Abbiamo detto che la Madonna della Misericordia è la prima prova di Piero. Un uomo che non fu soltanto mirabile pittore, ma anche attento studioso della teoria prospettica. Scrisse infatti tre trattati al riguardo, il più noto dei quali è il “De perspectiva pingendi” (il manoscritto originale è alla Biblioteca Ambrosiana di Milano) che si basa sulle osservazioni fatte da Leon Battista Alberti nel “De pictura”. Nel saggio si trovano le indicazioni su come disporre le figure nello spazio, prassi che è svolta in maniera esemplare nell’opera esposta a Palazzo Marino e che si perfezionerà più avanti nelle produzioni della maturità in cui lo spazio creato dalla mente coincide con lo spazio creato dalla luce, ovvero la prospettiva che si sposa perfettamente con la composizione.

Orari di apertura al pubblico: tutti i giorni (comprese le festività) dalle 9.30 alle 20 (giovedì fino alle 22.30); 7 dicembre chiusura alle 12, il 24 e il 31 dicembre chiusura alle 18. Ingresso libero.

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