Storie dell’Impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin


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Pierre Auguste Renoir, Mademoiselle Irène Cahen Anvers (La piccola Irene), 1880, olio su tela cm 65x54, Zurigo, Stiftung Sammlung E G Bührle

Pierre Auguste Renoir, Mademoiselle Irène Cahen Anvers (La piccola Irene), 1880, olio su tela cm 65×54, Zurigo, Stiftung Sammlung E G Bührle

Si tratta di una delle quattro mostre curate da Marco Goldin per la città di Treviso e allestite al Museo di Santa Caterina da domani al 17 aprile 2017.

Sono 140 opere, nella maggior parte dipinti, ma anche fotografie e incisioni a colori su legno, per raccontare, come prima mai fatto in Italia, le varie storie dell’impressionismo.
Le opere provengono da musei e grandi collezione di mezzo mondo, per la mostra promossa da Linea d’ombra in collaborazione con il Comune di Treviso e la fondamentale partecipazione di Segafredo Zanetti e UniCredit in qualità di Main sponsor, Generali come Special sponsor, Euromobil come Fidelity Sponsor, assieme a Unindustria Treviso e Pinarello come partner.
Questo corposo gruppo di opere documenta non solo quel mezzo secolo che va dalla metà dell’Ottocento fino ai primissimi anni del Novecento, ma, come precisa Goldin: “…quanto la pittura in Francia avesse prodotto, con l’avvento di Ingres a inizio Ottocento, nell’ambito di un classicismo che sfocerà, certamente con minore tensione creativa, nelle prove, per lo più accademiche, degli artisti del Salon. Quindi mettendo in evidenza quanto preceda l’impressionismo − e lo prepari anche come senso di reazione rispetto a una nuova idea della pittura − e quanto da quell’esperienza rivoluzionaria, e dalla sua crisi negli anni ottanta, nasca e si sviluppi poi, fino a diventare pietra fondante del nuovo secolo ai suoi albori. Soprattutto con il magistero dell’ultimo Monet e dell’ultimo Cézanne, ai quali non a caso è dedicato il capitolo finale.”
La mostra è articolata in diverse sezioni nelle quali la pittura accademica viene spesso inserita quale contrappunto, così da far comprendere come il linguaggio nuovo dei giovani impressionisti, e prima di loro dei pittori della scuola naturalistica di Barbizon, vivesse nel tempo stesso del Salon. Non dunque un prima e un poi, ma un’esperienza storica che si esprime in parallelo, e simultaneamente, nelle strade di Parigi. Quel Salon al quale del resto, pur rifiutandone lo spirito di rievocazione e di conservazione, gli impressionisti ambivano a partecipare, essendo comunque il solo luogo che poteva garantire visibilità e fama.
In questa sorta di grande tavola sinottica di un’epoca, entrano in gioco anche l’appena nata fotografia, soprattutto nell’ambito del paesaggio che rievoca il mare o la foresta di Fontainebleau e poi le celeberrime incisioni a colori su legno di Hiroshige e Hokusai. La mostra ha così anche un suo lato di stringente carattere storico, tale da collocare le figure e le opere nel contesto dell’epoca, raccontando una delle maggiori rivoluzioni nella storia dell’arte di tutti i tempi.

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