Omar Ronda e Camillo Francia: un proficuo dialogo tra opposti


Stampa

Omar Ronda, Marilyn e Simonetta frozen, 2009, cm 120x120

Omar Ronda, Marilyn e Simonetta frozen, 2009, cm 120×120

Metti una sera a cena, oltretutto in una delle zone dove il cibo del territorio è autentico tesoro, delizia per il palato, essenza per il naso e tripudio per gli occhi. Avviene, meglio, è avvenuto qualche mese fa a Camino, piccolo comune che inizia a inerpicarsi in Monferrato abbandonando il Po. Presenti l’antiquario e critico d’arte Gian Marco Savio, gli artisti Omar Ronda e Camillo Francia. Tra un boccone e un sorso di vino, Savio osserva i due amici e si chiede cosa diamine abbiano in comune due persone che hanno scelto linguaggi artistici così diversi tra loro. Diversi, ma forse anche complementari. Più sperimentale Ronda, più legato alla tradizione Francia. È una sintesi brutale, ma serve a far comprendere come è nata la mostra “Due amici artisti”, ospitata a Vercelli in Arca nell’ex chiesa di San Marco fino al 9 ottobre (orari: venerdì dalle 16 alle 19.30, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 20).

«Non ci sono assolutamente comuni denominatori tranne questa loro pura e sincera amicizia così solida da arrivare al titolo della mostra», spiega Savio con una punta di giustificato orgoglio. Ha perfettamente ragione perché basta osservare le opere dei due protagonisti per capire che siamo agli antipodi interpretativi del dato fenomenico. Tuttavia, il dialogo cominciato a tavola (noi siamo convinti molto prima) si trasferisce in maniera utile e costruttiva sulle pareti di questa struttura, progettata qualche anno fa per ospitare le mostre della collezione Guggenheim, che occupa la navata centrale dell’ex chiesa di San Marco, edificio la cui storia merita un capitolo a parte.

Nato a Portula (provincia di Biella, terra che appartiene anche a Michelangelo Pistoletto), Ronda «vuole condurre attraverso la materia più controversa e demonizzata del momento “la plastica”, una ricerca estetica che parta dalle origini della vita ai giorni nostri tenendo conto delle evoluzioni e contaminazioni genetiche e dell’impatto antropico e tecnologico di questa materia nella civiltà contemporanea», così ha scritto di lui Carlo Fruttero parlando di “Genetic Fusion”, serie di opere realizzate tra il 1989 e il 1991 che esplorano il rapporto tra naturale e artificiale. Sono ricerche formali che anticipano i successivi “Frozen”. Lì l’immagine è congelata, al pari di ciò che rappresenta. Ronda la ingloba nella plastica trasparente e la eterna. Un’intuizione venutagli osservando le pozzanghere ghiacciate d’inverno, un po’ come capitò a Le Corbusier che per la copertura della Cappella di Ronchamp si era ispirato al carapace di un granchio visto in spiaggia. A metà degli anni ’90 Ronda abbandona l’oggetto e lo sostituisce con il ritratto umano di persone famose: Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Elvis Presley, Sharon Stone, Scarlett Johansson. Icone che in un certo senso, nella nuova interpretazione dell’artista, negano la Pop Art da cui aveva pur preso le mosse.

Camillo Francia è di Casale Monferrato. Più riflessivo rispetto all’amico. Aspetto che si evince già dalla tecnica adoperata: colori a olio, spatola e tela come supporto, ci rimandano alla figura tradizionale dell’artista, concentrato davanti al cavalletto. Vittorio Sgarbi ha detto di lui che è un pittore dell’immagine astratta, che ha conservato una forte nostalgia nei confronti della figurazione. Noi ci sentiamo di aggiungere anche nei confronti dell’avanguardia, specie quella che porta per vie tortuose all’informale. Secondo Omar Ronda, egli ricorda Roman Opalka, l’artista che dipingeva il tempo. Riferimento, sia ben chiaro, non al contenuto dei quadri di Francia, quanto al metodo, all’accanimento e alla serietà metodica con cui affronta la superficie pittorica. Un’arte, quella di Francia, che parte dalla poesia. Come nel 1979, anno in cui realizza un gruppo di disegni ispirati da liriche di Prévert, Eluard, Apollinaire e Baudelaire. Leggere la poesia e capirla richiede appunto tempo, oltre che passione. Perciò Francia studia e rimugina ogni segno, ogni pennellata, ogni sfumatura che la tela è in procinto di accogliere. Il risultato è «una sorta di scrittura rapida e immaginosa, elaborata con evidenza attraverso una riflessione approfondita sull’essenza dell’immagine», per riprendere ancora il giudizio di Sgarbi.

La mostra “Due amici artisti” mette di fronte due mondi, uno all’opposto dell’altro, senza prevaricazione alcuna, ma con rispetto reciproco. Per averne certezza basta guardare il catalogo: un cofanetto che racchiude due volumi rilegati in tela, uno per Ronda e l’altro per Francia. Prezioso come la loro amicizia.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *