Capolavori della scultura Buddhista giapponese


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immagine guida della mostra

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di Luca Baldazzi

 

L’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, Bunkachō e l’Azienda Speciale Palaexpo, in collaborazione con Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze dell’Educazione e con il supporto di MondoMostre, organizzano la mostra “Capolavori della scultura Buddhista giapponese”, curata da Takeo Oku, dal 29 luglio al 4 settembre alle Scuderie del Quirinale, Roma.

Con queste parole Claudio Strinati accoglie la mostra: “È, quello giapponese della scultura lignea buddhista, un vertice assoluto dell’arte e questo punto è determinante per cercare una piena comprensione di questa stagione lunga e gloriosa di cui ancora molto resta a documentare una storia che ha ancora molto da insegnarci.”

La mostra raduna ventuno opere summe, per la prima volta in Italia, (per un totale di 35 pezzi), che spaziano dal periodo Asuka (VII-VIII secolo) al periodo Kamakura (1185-1333). Essendo tradizionalmente considerate come immagini di culto, molte di queste opere sono difficilmente trasportabili e, anche in Giappone, non sono facilmente accessibili, perché esposte nella semioscurità di templi e santuari o protette in collezioni di grandi musei nazionali

La scultura lignea, fiorente anche nella tradizione occidentale, è tecnica suprema nella tradizione buddhista consentendo agli scultori una espressività senza confronto con qualunque altra stagione dell’arte universale. Sono opere che ci parlano di una cultura solidissima nelle sue affermazioni e di una potenza creativa formidabile, che assumono per il visitatore italiano il significato di un incontro e di un dialogo serrato e diretto: ogni opera richiama stati di consapevolezza e sentimenti diversi, come la meditazione e l’azione, la quiete o l’ira, la comprensione o la paura.

La scultura buddhista, insieme alla scrittura e agli insegnamenti buddhisti, fu introdotta in Giappone dalla Cina, attraverso la penisola coreana, tra il VI e il VII secolo; a partire dal X secolo conobbe uno sviluppo sempre più originale rispetto ai modelli continentali, sia nei temi che nelle forme, trovando il suo culmine nell’arte del tardo periodo Heian (794-1185), l’epoca della corte imperiale di Kyoto, che esaltò la grazia come supremo valore espressivo utilizzando il legno come materia prima; in seguito, con la vittoria del potere militare sulla corte, a partire dall’epoca Kamakura (1185-1333), si affermò una scultura realistica e vigorosa, essenziale nelle forme, che ben rispondeva agli ideali samuraici e alla filosofia legata al buddhismo zen che si stava allora diffondendo: una ricchezza che rende la scultura di quest’epoca la summa di tutta la scultura giapponese.

La ricerca spirituale è una delle caratteristiche fondamentali dell’estetica giapponese e, nel caso della scultura, il risultato è particolarmente evidente. Le opere scultoree presenti in mostra esprimono scuole di buddhismo e insegnamenti differenti, sono legate alla funzione rituale e allo stile del tempio che le ospita, richiamando caratteristiche ed emozioni diverse a seconda della figura rappresentata: la calma e semplicità estreme, il sorriso che affiora sul volto enigmatico del Buddha assiso in meditazione; la ricchezza di vesti, acconciature, gioielli e l’eleganza – ancora legata alla moda di principi indiani – dei bodhisattava che lo assistono, il realismo e la vividezza espressiva di figure di maestri e patriarchi.

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