L’ultimo sigillo di San Francesco alla Verna


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Uffizi e Castiglion Fiorentino, insieme, hanno voluto celebrare nel segno dell’arte la Festa di San Francesco, Patrono d’Italia, con una mostra ‘incrociata’ nell’ambito del progetto Terre degli Uffizi ideato e realizzato da Le Gallerie degli Uffizi e da Fondazione CR Firenze all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.

Ludovico Cardi (Cigoli), San Francesco riceve le stigmate

Si intitola “L’ultimo sigillo di San Francesco alla Verna”, dura fino al 6 gennaio e prevede che da Palazzo Pitti viene inviato nella Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino il famoso dipinto di Ludovico Cardi detto il Cigoli il magnifico ‘San Francesco riceve le stimmate’, della fine del Cinquecento; contemporaneamente, la città presta agli Uffizi la celebre tavola dallo stesso soggetto realizzata da Bartolomeo della Gatta (Firenze, 1448-1502), uno dei grandi maestri del Rinascimento, chiamato a dipingere anche alla Cappella Sistina a Roma.
Di questo artista Vasari aveva scritto la biografia usando l’appellativo “Della Gatta”, con il quale era poi rimasto conosciuto. Fiorentino, frequenta la bottega del Verrocchio e ha modo di conoscere i grandi dell’epoca: Botticelli, Leonardo, Ghirlandaio, solo per citare i più importanti. Alla fine dell’Ottocento, è proprio un documento dell’archivio dell’ospedale di Castiglion Fiorentino a rivelare l’identità anagrafica del pittore, il cui vero nome era Piero (o Pietro) Dei: è a lui che il 2 ottobre 1486 è affidata l’esecuzione della tavola con le Stimmate di San Francesco per la locale chiesa di San Francesco, oggi nella Pinacoteca civica. Il documento rivela anche che il pittore era un religioso dell’ordine camaldolese, in quel momento priore di San Clemente ad Arezzo e prima monaco nel convento di Santa Maria degli Angeli a Firenze (esattamente come Lorenzo Monaco). Appartenente a una famiglia di orafi, fu artista di straordinaria versatilità, frequentò i più eccellenti maestri del capoluogo toscano e conobbe la pittura di Piero della Francesca ad Arezzo e Urbino. Nessuna opera di Bartolomeo della Gatta è inclusa nelle collezioni degli Uffizi: questa mostra costituisce un debutto per il pittore nelle Sale del Quattrocento della più prestigiosa Galleria fiorentina. La quale ha contraccambiato inviando in esposizione a Castiglion Fiorentino una tela di identico soggetto, di Ludovico Cardi detto Cigoli, risalente al 1596: si tratta di una raffigurazione di questo evento della vita del Santo influenzata dai dettami della Controriforma e caratterizzata da un intenso patetismo, che prelude alla teatralità barocca, unito a una forte attenzione alla verità naturale. Il dipinto di Cigoli, che subito divenne tanto celebre da costituire un modello più volte copiato, è una delle prove più squisite dell’artista, caposcuola della pittura fiorentina tra Cinque e Seicento e attivo per i più prestigiosi committenti del tempo a Firenze e a Roma: i Medici e il papato.

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