A cosa serve l’utopia


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Mladen Stilinović, Sale of Dictatorship, 1977-2000, Stampa a getto d’inchiostro, cm18x28, © l’artista, Courtesy Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

In ambito all’edizione 2018 del festival della Fotografia Europea, dedicato al tema “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie”, la Fondazione Modena Arti Visive produce la mostra “A cosa serve l’utopia”, accolta nelle Sale superiori del Palazzo Santa Margherita, Galleria Civica di Modena, fino al 22 luglio e realizzata a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi.

La mostra esplora la tensione citata dal titolo attraverso una selezione di opere fotografiche e video di artisti e fotografi italiani e internazionali provenienti dai patrimoni collezionistici gestiti da Fondazione Modena Arti Visive e appartenenti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e al Comune di Modena/Galleria Civica, nello specifico la Raccolta della Fotografia avviata nel 1991 con la donazione della raccolta dell’artista e fotografo modenese Franco Fontana.

Il percorso espositivo pone le opere in dialogo con una serie di immagini scelte dagli archivi della Magnum, la prestigiosa agenzia fondata a New York e Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e David Chim Seymour. Le fotografie, stampate su grande formato, ritraggono attraverso l’occhio di grandi fotoreporter come Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex Majoli, momenti culminanti di rivolta divenuti iconici nell’immaginario collettivo come il Sessantotto a Parigi e Tokyo, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, oppure il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti e quelli di opposizione alle dittature in America Latina e in Cina.

La mostra istituisce una duplice dialettica: la ciclica alternanza di costruzione e frantumazione dell’ideale tratteggia l’utopia come pratica della ribellione politica e sociale di immediato riscontro ma che, a distanza di tempo, è riletta da artisti e fotografi alla luce di ciò in cui si è trasformata. Al tempo stesso, il dialogo serrato tra immagini create per differenti scopi, le une raccontare a caldo sui media l’attualità politica, le altre riflettere a freddo su fallimenti e cambiamenti, eredità e prospettive, crea un confronto tra diverse pratiche fotografiche apparentemente contrastanti eppure profondamente connesse.

Le opere esposte sono di: Abbas, Bruno Barbey, Yael Bartana, Taysir Batniji, Ian Berry, Roberto Brancolini, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi, Fabio Boni, Leonard Freed, Francesco Jodice, Hector Lopez, Swetlana Heger, Alejandro Hoppe, Paula Haro Poniatowska, Iosif Kiraly, Jorge Laniszewski, Alex Majoli, Filippo Minelli, Daido Moriyama, Melina Mulas, Oscar Navarro, Ulises Nilo, Luis Poirot, Mark Power, Ishmael Randall Weeks, Aldo Soligno, Chris Steele-Perkins, Mladen Stilinovič, Jinoos Taghizadeh, Angeles Torrejon, Franco Vaccari, Pedro Valtierra, Akram Zaatari, Patrick Zachmann, Zelle Asphaltkultur.

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