Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere


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Presso gli spazi espositivi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, fino al 16 settembre è esposta la mostra dedicata a Jean Cocteau, a cura di Kenneth E. Silver.

Jean Cocteau, Edipo o l’incrocio delle tre strade (Edipe ou le carrefour des trois routes), 1951, Collezione privata© Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024

Attraverso una sorprendente varietà di lavori, oltre centocinquanta, che spaziano da disegni a opere grafiche, da gioielli ad arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Phoenix Art Museum, Nouveau Musée National de Monaco, Musee Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, Menton, nonché importanti collezioni private, tra cui la Collezione Cartier, la mostra traccia lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima del poliedrico artista e ne ripercorre i momenti salienti della tumultuosa carriera.

Tra le figure più influenti del Novecento, Cocteau è stato un creatore di sorprendente portata. Si definiva un poeta, ma anche romanziere, drammaturgo e critico, scriveva testi su arte e musica e adottava diverse forme narrative, tra cui gli scritti di viaggio e le memorie. Ma Cocteau è stato anche un brillante artista visivo, abile, innovativo, capace di approcci originali, ed è proprio quest’ultimo aspetto della sua vita creativa il fulcro della mostra alla Collezione Peggy Guggenheim: il Cocteau disegnatore, grafico, muralista, designer di moda, di gioielli, tessuti, e regista. Per questo suo eclettismo può essere considerato a tutti gli effetti un uomo del Rinascimento dei tempi moderni, la cui estrema versatilità e sperimentazione hanno lasciato un segno indelebile nell’arte del XX secolo. Figura chiave della scena artistica parigina dell’epoca, ruotavano intorno a lui artisti del calibro di Josephine Baker, Coco Chanel, Sergej Djagilev, Edith Piaf, Pablo Picasso e Tristan Tzara. Tuttavia, la franca affermazione della sua sessualità e la dipendenza dall’oppio, di cui mai fece mistero, sono le ragioni prime della sua posizione precaria all’interno dell’ambiente avanguardista contemporaneo. Uomo dell’establishment francese, eppure così eversivo nei confronti di esso, Cocteau incarna le contraddizioni culturali, sociali e politiche della sua epoca.

Il percorso espositivo si snoda intorno a una serie di capitoli che toccano i principali temi al centro dell’opera di Cocteau: l’Orfeo e il tema della poesia, l’eros, il classico nell’arte, Venezia e il rapporto con Peggy Guggenheim, il cinema e il design, che si esprime nella moda ma soprattutto nel gioiello e nelle arti applicate. Una sorprendente selezione di disegni mette in luce la centralità del tema del desiderio nella sua pratica artistica, così come il rapporto ambivalente che sempre legò Cocteau a Cubismo, Dadaismo e Surrealismo. Non manca una sezione legata al suo rapporto con il mondo pubblicitario e quello cinematografico, mettendo in luce l’impatto che la sua arte ebbe su artisti del calibro di Andy Warhol, Félix Gonzáles-Torres e Pedro Almodóvar. Infine, sarà questa un’occasione unica per ammirare esposta in mostra La spada d’Accademico di Jean Cocteau (1955) realizzata per lui, su suo disegno, da Cartier, in oro e argento, con smeraldi, rubini, diamanti, avorio (in origine), onice e smalto. Racchiuse in questo oggetto di estrema raffinatezza, si trovano il profilo di Orfeo, che fu per decenni il fulcro dell’identità artistica di Cocteau, una lira e una stella, anch’essi simboli ricorrenti nell’opera dell’artista. La spada verrà utilizzata il 20 ottobre 1955 quando verrà conferito all’artista il titolo di Accademico di Francia. L’esposizione è accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con saggi del curatore Silver e di Blake Oetting.

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