Nella Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma, fino al 30 giugno prossimo viene celebrato uno dei più grandi geni creativi del Novecento, l’“inventore” Bruno Munari (Milano 1907-1998), definito da Pierre Restany il Leonardo e il Peter Pan del design italiano.
Nella mostra sono concentrati settant’anni di idee e di lavori (Munari aveva iniziato la propria attività durante il cosiddetto Secondo Futurismo, attorno al 1927) in tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia: proprio per la difficoltà di dirimere chiaramente i territori linguistici da lui affrontati nel corso del tempo, la rassegna non sarà suddivisa per tipologie o per cronologia, ma per attitudini e concetti, in modo da poter mostrare i collegamenti e le relazioni progettuali tra oggetti anche apparentemente molto diversi l’uno dall’altro.
Grafica, oggetti, opere d’arte, “Tutto” risponde a un metodo progettuale che si va precisando con gli anni, con i grandi corsi nelle università americane e con il progetto più ambizioso, che è quello dei laboratori per stimolare la creatività infantile, che dal 1977 sono tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare.
Il lavoro di Munari negli ultimi anni è stato oggetto di una rinnovata attenzione, finalmente anche in campo internazionale, dopo i riconoscimenti ottenuti in vita, soprattutto in Paesi quali il Giappone, gli Stati Uniti, la Francia, la Svizzera e la Germania, oltre naturalmente all’Italia.
Marco Meneguzzo, curatore della mostra, precisa: “Munari è una figura molto attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono limiti fra territori espressivi. È un esempio di flessibilità, di capacità di adattamento dell’uomo all’ambiente. Il suo metodo consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e di volerlo ogni volta superare”. Dario Cimorelli Editore ha pubblicato per l’occasione un ricco catalogo con un saggio del curatore Meneguzzo (insieme a Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca), con inediti contributi critici centrati su singoli “casi-studio” dei più importanti studiosi di Munari, oltre alla pubblicazione di tutte le circa 250 opere esposte. Gli altri testi sono di: Pierpaolo Antonello, Mauro Carrera, Cristina Casero, Alessandro Castiglioni, Marzia e Maurizio Corraini, Elena Dellapiana, Ali Filippini, Beppe Finessi, Gabriele Gimmelli, Walter Guadagnini, Steven Guarnaccia, Fernando Miglietta, Enrico Morteo, Andrea Piccardo, Stefano Roffi, Alberto Saibene, Silvana Sperati, Aldo Tanchis, Luca Zaffarano, Riccardo Zelatore.