Mimmo Paladino. Archetipi senza tempo


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Palazzo Boncompagni, nel cuore di Bologna, fino al 2 giugno ospita Mimmo Paladino (Paduli, 1948) negli spazi cinquecenteschi della dimora di Papa Gregorio XIII. L’artista torna dopo molti anni ad esporre a Bologna, città a cui è legato, sia per la Laurea ad Honorem attribuitagli nel 2020 dall’Università Alma Mater sia per l’amicizia con Lucio Dalla. La rassegna è curata da Silvia Evangelisti.

Mimmo Paladino, Senza Titolo, 2023

 
Artista dalle tante sfaccettature, nel corso della sua carriera Paladino ha sperimentato molteplici linguaggi, quali pittura, scultura e regia cinematografica. È stato protagonista della Transavanguardia, corrente nata negli Anni Ottanta, che nelle teorizzazioni di Achille Bonito Oliva individua un nuovo spirito del tempo in contrapposizione all’arte concettuale.  

Le opere in mostra creano un percorso suggestivo e coinvolgente. Elemento ricorrente è il tempo, ciclico, che ritorna sempre uguale, rappresentato dalla spirale dell’infinito. Questo dialoga con le opere, trasmettendo ai visitatori messaggi e sensazioni ancestrali, che superano le distinzioni temporali o geografiche, per il solo fatto di essere riconducibili all’essere umano in quanto tale.

L’uomo si interfaccia con il tempo e cerca di governarlo, come aveva fatto Gregorio XIII, istituendo il calendario che porta il suo nome. Dietro la scultura la scala elicoidale attribuita a Jacopo Barozzi, detto il Vignola, enfatizza l’opera di Paladino, il quale ha collaborato attivamente alla realizzazione della mostra.  L’opera Elmo evoca immediatamente la guerra, epica come le gesta di Achille. Presenta dei simboli (un labirinto, frecce, numeri e una bomba) che ne arricchiscono il significato, mostrando come la guerra sia qualcosa di ancestrale, un archetipo che ricorre nei secoli e da cui non riusciamo a trovare una via d’uscita.  
Nella loggia si trovano due statue in bronzo verniciato, senza titolo, che nella posa ricordano i Kuroi della Grecia Arcaica. I volti sono delle maschere, che, nascondendo i tratti, creano un senso di universalità, rappresentando il genere umano. Accanto a loro, l’opera Respiro genera una connessione tra l’Oriente, rappresentato dagli ideogrammi nipponici e dal colore rosso, e l’Occidente, la parola “respiro”, appunto.

Il fulcro dell’esposizione si trova nella Sala delle Udienze Papali, che ospita l’installazione di tredici cavalli neri in resina che cercano di uscire dal pavimento, lottando contro la forza che li tiene ancorati.  

Le Madonne Nere, una serie realizzata nel 2023 in tecnica mista su tela di iuta, sono invece collegate alle origini dell’artista e ricordano le icone votive popolari presenti in forma scultorea o pittorica agli angoli delle strade.

Il significato universale è quello della maternità, un messaggio spirituale, ma non religioso. Inoltre, due opere senza titolo, una blu e l’altra rossa lasciano la riflessione al visitatore su quale rappresenti la vita e quale la morte. Entrambe hanno elementi che possono supportare l’una o l’altra tesi.   Nell’ultima opera esposta, intitolata Corale e realizzata a foglia d’oro su pannello, le figure ancora una volta non hanno un’identità specifica. Non è importante la loro etnia, la loro epoca di riferimento; esse rappresentano la collettività, l’umanità, elemento costante della produzione di Paladino.

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