Giovanni Cerri. L’Italia che partiva. Via mare verso l’America


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Galata Museo del Mare di Genova, fino al 14 aprile ospita una mostra che promette di toccare le corde dell’anima e della memoria collettiva, un commovente a tutti gli italiani che tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento emigrarono verso il continente americano.

Giovanni Cerri, Il viaggio, 2023, tecnica mista su tela, cm150x250

“Giovanni Cerri. L’Italia che partiva. Via mare verso l’America”, curata da Barbara Vincenzi, sostenuta dal Museo Italo Americano of San Francisco, traccia le storie di uomini e donne di qualsiasi età che, spinti dalla speranza di una vita migliore, tra la fine del XIX° e l’inizio del XX° secolo intrapresero viaggi transoceanici estenuanti verso l’America, partendo dai quattro porti d’imbarco autorizzati di Genova, Napoli, Palermo e Messina.

Gente povera, umile, come braccianti, operai, badanti, facchini, lustrascarpe, venditori ambulanti, che si imbarcarono ben consapevoli che molti di loro non sarebbero mai più tornati in patria.

Viaggi per mare su navi a vela o piroscafi che duravano dalle tre alle cinque settimane, resi ancora più faticosi dal sovraffollamento e dalle condizioni igienico-sanitarie dei locali dove gli emigranti trascorrevano l’intera traversata; luoghi che favorivano la rapida diffusione di malattie, dove respirare era quasi impossibile con l’aria piena del fumo e dei vapori delle macchine, e i letti erano formati da sacchi di paglia increspati e maleodoranti sistemati in anguste cuccette di legno, mettendo a dura prova le condizioni fisiche di passeggeri che, in molti casi, erano scarse già prima della partenza.

Attraverso una selezione di venti opere evocative, tutte datate 2023, realizzate in tecnica mista su tela o tavola e delle quali due rappresentative delle città di Genova (il porto) e San Francisco (il Golden Gate), Giovanni Cerri esplora la memoria collettiva di un’epoca caratterizzata da profonde trasformazioni sociali e culturali.

L’intera narrazione visiva volutamente in bianco e nero, come se fosse essa stessa documento storico, è un invito a riflettere sul passato migratorio italiano e nasce da un attento lavoro sulla memoria e sul ricordo di quello che sono stati i nostri antenati che, a cavallo tra i due secoli, affrontarono il mare per cercare fortuna in un altro continente, con tradizioni, abitudini e leggi differenti.

Dei dipinti presenti al Galata Museo del Mare uno solo, intitolato “Il viaggio”, è a colori. Un quadro di grandi dimensioni (150×250. Esposto senza telaio come fosse una vela di una nave, attraverso macchie di colore, colature e linee casuali, simboleggia l’incertezza e il non definito di determinate avventure della vita, lasciando al visitatore la più completa libertà di riflessione sul significato del viaggio e dell’importanza di tutte quelle storie individuali e collettive che allora contribuirono a comporre il tessuto della nostra identità nazionale. La mostra rende infine omaggio anche a tre figure emblematiche legate all’emigrazione italiana: Ferdinando NicolaSacco e Bartolomeo Vanzetti (Nick and Bart), i due attivisti e anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti che nel 1927 furono condannati alla sedia elettrica per l’omicidio di un contabile  e di una guardia del calzaturificio “Slater and Morrill” di South Braintree, per poi cinquant’anni dopo venire assolti  dal Governatore Michael Dukakis; George Moscone, il sindaco di San Francisco di origini liguri progressista e difensore dei diritti civili ucciso nel 1978 insieme all’attivista Harvey Milk, da un ex consigliere comunale.

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