È allestita al Museo Ettore Fico di Torino fino al 30 giugno e a cura di Andrea Busto la mostra Afrika Now composta da cinque mostre personali di importanti artisti di origine africana e della Guadalupa già rappresentati in Europa da importanti gallerie internazionali: Bouvy Enkobo, Victor Fotso Nyie, Elladj Lincy Deloumeaux, Salifou Lindou e James Mishio.
Tutte le opere esposte sono inedite e presentate per la prima volta in un museo in Italia e la maggior parte di esse sono state create appositamente per questo appuntamento.
Inoltre, sono stati pubblicati per l’occasione cinque volumi monografici racchiusi in un unico cofanetto anche se la loro esistenza è autonoma e indipendente dalle altre. Gli artisti invitati hanno come tema e poetica dominante nelle loro opere la figura umana e in particolare modo il ritratto. Spesso sono autoritratti in cui l’artista interpreta differenti personaggi, divenendo attore e protagonista dell’opera, ma anche paradigma di una realtà estendibile a tutta la comunità nera, sia che abiti in Africa, sia che abiti in Europa o in altri Paesi. Le opere sono tutte di grande formato, come a voler asserire una presenza ancora più forte, socialmente e politicamente, e propongono la vita reale secondo le poetiche personali dell’artista, intimamente legate alla realtà vissuta nella sua quotidianità.
Problemi politici, legami familiari, presenze sociali, affetti e storie comuni, vengono illustrati con un peculiare tratto pittorico e un’autonomia estetica che, pur partendo da stilemi ormai consolidati internazionalmente, risultano inconfondibilmente legati al Grande Continente e alla realtà nera.
Le opere pittoriche e quelle scultoree sono pregne di materia, anche la più sublime come l’oro, in patina o l’argento, evocato spesso con la carta stagnola e le lamiere. Tratti energici e materici si sviluppano e si accavallano sulle opere per dare ancora più forza al tratto e al segno per ribadire come il gesto e la presenza dell’artista siano parte integrante dell’opera, una sorta di estensione del pensiero attraverso la postura del corpo, la gestualità del braccio e, infine, la forza della mano che utilizza il pennello e la spatola come protesi della dinamicità creativa.
È evidente che gli artisti non hanno potuto fare a meno di nutrirsi di cultura internazionale e creare attraverso le influenze estetiche e formali occidentali, ma se rimandiamo la nostra memoria ai primi anni del Novecento, non possiamo fare a meno di pensare a Picasso e al Cubismo per trarre conclusioni simili. Il tessuto delle avanguardie storiche ha potuto rigenerarsi con l’estetica africana e ora le nuove generazioni compiono il percorso inverso, rigenerandosi attraverso la nostra cultura e proponendosi come programma nuovo per questo millennio. Tutti gli artisti si fanno portatori di tematiche sociali, più o meno evidenti, perché, fondamentalmente, la problematica etnica non è ancora risolta, così come quella della coesistenza religiosa e della convivenza dei popoli. Eppure, in un terreno pressoché “neutrale” come quello dell’arte si potrebbero far coesistere culture differenti, etnie lontane e stili di vita e di pensiero anche opposti.