Il Museo Le Stanze della Memoria di Barga (LU) ospita, fino al 24 settembre, la mostra personale di Carlo Sciff (Bonassola, SP, 1946), organizzata da Bernabò Home Gallery con il patrocinio del Comune di Barga e curata da Francesco Mutti.
Il titolo della mostra fa riferimento alla ricerca che compie l’artista ligure, per il quale il corpo femminile, simbolo di bellezza assoluta e irraggiungibile, diviene possibilità di riflessione sulla condizione umana: passioni, criticità, emotività, rapporti interpersonali ed aspettative.
Il percorso espositivo comprende una selezione di opere appartenenti alla produzione storica dell’artista, unitamente ad un cospicuo numero di dipinti inediti, realizzati per l’occasione.
Carlo Sciff, al secolo Carlo Schiffini, artista dal passato nobilissimo di imprenditore e in grado di portare il nome dell’Italian Design ai massimi livelli internazionali, dichiara se stesso nel proprio lavoro: semplice, immediato, diretto, ai limiti del sarcastico, mai eccessivo, banale, scabroso o scandaloso.
Matrice fondamentale di tutta la sua poetica è l’ironia, con cui egli indaga e analizza il quotidiano, alla ricerca di un senso logico alle molte contraddizioni che lo caratterizzano: a un impianto visivo di chiara derivazione pop, egli però aggiunge la sagacia intellettuale della letteratura italiana e, ancor più, di quella latina, di cui è un conoscitore raffinato. Una ricerca in grado di attrarre l’occhio del visitatore e di stimolarne la conoscenza attraverso più livelli di lettura. Legato da sempre al campo del design sia d’autore che industriale, Sciff ha nella corrente della Pop Art degli anni Sessanta la propria matrice intellettuale ed esecutiva, nel recupero di una propensione all’enfasi pubblicitaria e alla mercificazione del prodotto attraverso modelli compositivi dalla linea pura ed essenziale, studiata sugli stereotipi popolari. Il serrato contatto con il genio di Vico Magistretti lo predispone all’analisi della forma oltre che del contenuto: da un lato la progettazione industriale porta in dote linearità e armonia cromatica; dall’altro, la direttiva letteraria, improntata su un’ironia colta e mai banalizzata, consente il dissacrante e divertito confronto con gli elementi basilari della Pop Internazionale mediante l’ostentazione funzionale della personale cultura classica latina che diviene parte fondamentale dell’opera. Il rapporto tra forme dalla immediata leggibilità, titoli ironici e citazioni latine dal reale risvolto etico, sebbene mai moraleggianti, inducono l’osservatore a riflettere con leggerezza sulle abitudini vuote, sulle ossessioni e sulle manie di una borghesia convenzionale e povera di autocritica.