A Palazzo Parasi di Cannobio (VB) sul Lago Maggiore, fino all’8 ottobre è esposta la mostra di Mimmo Paladino “Non avrà titolo”, realizzata a cura di Lorenzo Madaro e con i patrocini del Consiglio Regionale del Piemonte e della Provincia Verbano Cusio Ossola.
Il progetto espositivo, dedicato a Mimmo Paladino, uno dei maestri della storia dell’arte italiana e internazionale, si concentra sulla produzione pittorica degli ultimi quindici anni e oltre di lavoro, con dipinti di grande e medio formato. A Cannobio sono altresì presenti alcune opere concepite negli ultimi mesi, a conferma dell’estrema vitalità della ricerca di Paladino e della sua capacità estrema di costruire immagini rimanendo sempre fedele al proprio lessico, ma allo stesso tempo di tracciare nuovi itinerari e cambiare pelle. Il titolo della mostra, che rievoca una delle sue opere storiche, intende proprio rivelare l’idea di presente e di futuro custodita nei suoi lavori, in cui teste, tracce, segni arcaici si stratificano e cambiano direzione ritornando costantemente nonostante siano oggetto di persistenti metamorfosi e riflessioni. Le sue sono icone di un tempo dilatato di cui non si possono rintracciare gli estremi cronologici o geografici, ma sono riconoscibili a tutti, poiché sono universali, appartenendo a un discorso sulla pittura che Paladino traccia in particolar modo dagli anni Settanta.
Per Mimmo Paladino, dipingere vuol dire, dopo oltre cinquant’anni di ricerca, praticare un comportamento prima ancora che imbastire una specifica narrazione; la sua infatti è una pittura che si concentra sullo spazio, lo attraversa, lo penetra, lo trasforma; altre volte lo stravolge e poi lo ricompone con un ordine nuovo in cui tanti elementi affiancati e poi ridisegnati riescono a concepire un discorso che vive di combinazioni di linguaggi che l’artista ha sempre concepito come una pratica in grado di assorbire tutto: disegno, scultura, spazio, materia, metamorfosi vuoto, gesto, anche assenza come l’opera scelta dall’artista e dal curatore come immagine guida di questa mostra, quasi una sinopia, che ci ribadisce quanto per l’artista la pittura sia un fatto mentale.
Questa mostra di Mimmo Paladino, con una selezione ragionata di opere scelte, riconferma la grande capacità dell’artista di essere un pensatore aperto, e che per lui la pittura sia il grado zero della riflessione sulle immagini, in grado poi di generare opere che transitano dalle arti visive al teatro, al cinema, perché frutto di un linguaggio personale e di una libertà formale in cui i limiti vengono di volta in volta ripensati con assoluta libertà. Sul lungo lago, inoltre, è stato collocato un grande Cavallo dell’artista, scultura di formato monumentale. Immobile e concentrato nella sua arcaica staticità, sorveglia lo spazio urbano circostante e i nostri sguardi. Il cavallo “Senza titolo” di Mimmo Paladino ci indica che la storia e la storia dell’arte sono spazi dilatati di pensiero, echi che sussultano nelle nostre vite in un tempo inatteso. Il cavallo per Paladino è parte di un intimo alfabeto visivo che elabora e ricompone da lunghi anni nei propri territori della scultura, della pittura e del disegno.