Gli spazi della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo ospitano, fino al 22 ottobre, un raffinato percorso di lavori appartenenti a una delle stagioni più interessanti dell’arte di Afro, che si riteneva un “pittore classico” e che, nel superamento del confine tra astrazione e figurazione, rielaborò il tonalismo veneto, la luminosità e le trasparenze del Tiepolo, i volumi del Mantegna, la spazialità e l’impassibile razionalità pittorica di Piero della Francesca.
Si tratta della mostra “Afro. Dalla meditazione su Piero della Francesca all’Informale”, curata da Marco Pierini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi e organizzata dalla Fondazione Guido d’Arezzo con il Comune di Arezzo, in collaborazione con la Fondazione Archivio Afro, Magonza e il Museum of Modern Greek Art di Rodi.
Muovendosi attraverso nuclei originali di ricerca, il percorso inizia con i primi disegni di Afro, appartenenti agli inizi degli anni Trenta, e ispirati a Rubens, El Greco, Velázquez, e con le sue pitture d’esordio, tra queste il Cristo morto da Mantegna, una delle opere provenienti da Casa Cavazzini di Udine (che conserva inoltre un importante ciclo di affreschi di Afro).
Particolarmente coinvolgente e scenografica la sezione in mostra che approfondisce l’intervento di Afro per i lavori dell’Eur a Roma, anche attraverso video, documenti, fotografie e riviste. Tra i prestiti dell’Archivio Centrale dello Stato e di Eur S.p.A. i grandi cartoni preparatori (di altezza 6 metri ciascuno), rappresentanti le Scienze e le Arti, insieme al prezioso bozzetto preparatorio per Le attività umane e sociali, risalgono la genesi dell’opera che era stata progettata dall’artista per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi del complesso architettonico dell’E42 di Roma. I cartoni preparatori in mostra, grazie al contributo di Magonza, con la Galleria dello Scudo di Verona, sono stati oggetto di restauro.
Di rilievo internazionale la presenza inoltre dei dipinti, tra cui il Ciclo delle Stagioni, che arrivano, dal Comune di Rodi, qui esposti per la prima volta in assoluto, grazie anche all’intercessione dell’Ambasciata d’Italia ad Atene.
Il passaggio al linguaggio astratto e informale di Afro è testimoniato dalla Fondazione Archivio Afro che, attraverso il prestito di opere, bozzetti e documenti, permette anche di ricostruire nella parte finale della mostra la vicenda legata alla realizzazione del grande murales dipinto da Afro per la sede dell’UNESCO a Parigi nel 1958, il quale sancisce, in relazione alle altre opere in esposizione, una nuova stagione della ricerca artistica del pittore. Ad accompagnare l’evento espositivo, un volume in doppia edizione (italiano / inglese), edito da Magonza, e curato da Marco Pierini e Alessandro Sarteanesi, con contributi di William Cortès Casarrubios, Vania Gransinigh, Francesco Innamorati, Luca Nicoletti, Marco Pierini, e un ricco apparato fotografico realizzato da Michele Alberto Sereni che documenta l’allestimento della mostra, sarà presentato ad Arezzo il giorno 24 giugno prossimo.