Al Museion, Museo d’Arte moderna e contemporanea di Bolzano, fino al 3 settembre è ospitata la mostra dedicata all’artista giapponese Shimabuku (Kobe, Giappone 1969) “Me We”, a cura di Bart van der Heide. Si tratta della prima personale di quest’artista in Italia, e della sua più ampia mostra europea allestita fino a oggi.
L’arte crossmediale di Shimabuku propone un approccio leggero, curioso e umoristico all’esperienza del mondo. I suoi lavori nascono da momenti privati di stupore, come un’idea, un incontro desiderato o una poesia.
Attraverso la sua interazione con il mondo circostante, questa intimità diventa pubblica nel momento in cui l’artista mette in scena i suoi pensieri. Essenzialmente, i suoi ricordi fotografici, filmici e scultorei di questi incontri rappresentano delle dichiarazioni pubbliche nello spazio espositivo. Shimabuku riesce quindi a mostrare con efficacia le affinità tra animali, paesaggi, storie, idee e persone, rivelando al tempo stesso attimi inattesi e fuggevoli di condivisione e rispecchiamento.
Questa mostra trae ispirazione da una frase del celebre pugile e attivista Muhammad Ali, spesso considerata la più breve poesia del mondo e descrizione perfetta di una relazione.
La mostra occupa due piani dell’edificio di Museion, allestiti con una serie di lavori che vanno dai primi anni Novanta fino a oggi, ma anche con opere prodotte appositamente per questo spazio. In mostra sono presenti un “flusso di episodi” retrospettivo, senza cronologia lineare, e una combinazione tematica tra produzioni nuove e non. Questa selezione ha come obiettivo l’abbinamento tra entità diverse, come oggetti, animali, frutti, storie e geografie globali. La visione estetica di Shimabuku appanna i confini tra questi soggetti, creando un senso di reciproca esaltazione. Nel suo regno non esiste polarità tra dentro e fuori; l’artista cerca invece di esplorare le interazioni tra queste due dimensioni.
Uno degli elementi più importanti della mostra è Me, We (2023), una grande installazione scultorea prodotta in collaborazione con la Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano e l’Ex-Montecatini (ex-Solland Silicon) di Merano, creata con i materiali da costruzione ricavati dal Mauracherhof e dall’Ex-Montecatini (ex-Solland Silicon). In questa installazione l’artista unisce due edifici dal background culturale molto diverso, entrambi attualmente in corso di demolizione o ristrutturazione.
Un’altra nuova opera qui esposta è Bed Peace (2023), una scultura composta da un letto con due figure distese vicine e realizzata con la terra di diverse valli dell’Alto Adige.
Inoltre, per questa mostra l’artista ha prodotto in esclusiva, insieme a Mutina, una speciale edizione artistica che fa parte del progetto Mutina for Art, organizzato dalla celebre azienda specializzata in esclusive ceramiche di design per sostenere gli artisti contemporanei. La mostra è anche un risultato diretto del premio This is Not a Prize promosso da Mutina e vinto da Shimabuku nel 2019.