Siro Penagini – Il poeta della natura


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A Palazzo Viani Dugnani, Museo del Paesaggio di Verbania, fino al 25 giugno è esposta la mostra “Siro Penagini 1885-1952. Il poeta della natura”, a cura di Elena Pontiggia.
La mostra comprende oltre settanta opere e si vale della collaborazione della VAF-Stiftung, nella cui collana esce l’ampia monografia che fa da catalogo alla mostra, e ricostruisce tutto il percorso dell’artista milanese, riportando alla ribalta la sua pittura, oggi quasi dimenticata e insolita nel panorama italiano.
Siro Penagini fu un grande pittore e soprattutto un grande rivoluzionario del colore. In particolare è stato il primo in Italia a capire Van Gogh e Gauguin, come riporta la curatrice nell’estratto iniziale, e a riprenderne la luminosità dei colori.

È soprannominato “Il poeta della natura” perché i temi da Lui affrontati sono proprio quelli dell’Universo naturale, dagli animali ai fiori, dai frutti a tutto ciò che Madre Natura ha saputo regalare all’uomo.
Penagini nasce a Milano nel 1885 da famiglia benestante di Verbania. Risiedeva in Piazza Santo Stefano che raffigura con somma maestria nel grande quadro di proprietà del Museo del Paesaggio. Frequentò prima Brera poi l’Accademia di Monaco di Baviera, Capitale dell’Arte insieme a Parigi, ed ebbe così la grande occasione di conoscere da vicino molti pittori tedeschi, viaggiando da Dresda a Berlino, ma in particolare conobbe Van Gogh, Guguin e Klimt.
L’opera scelta, non a caso, come immagine guida ovvero “Bambino con albero da frutto” si ispira proprio a Klimt. Quest’opera ha un significato davvero importantissimo, è un’opera che vuole esprimere rinascita in un periodo di Secessione Viennese in cui si voleva rivoluzionare l’intera società. Il bambino con i sensi vergini, come si diceva allora, coglie i nuovi frutti dalla pianta, simboleggia la ricerca di una nuova civiltà, di una nuova società che nasca in quel momento e che rinnovi tutto quello che è vecchio, tutto quello che è superato.
Siro Penagini, intercettato da Margherita Sarfatti nel 1920, espone alla Galleria Arte con Sironi, con Funi e tutti i futuri protagonisti del Novecento italiano che nasce nello stesso 1920, ma poi si presenta ufficialmente soltanto nel 1922. Nel 1922 tiene una mostra alla Bottega di poesia, che era allora una galleria appena nata, ma molto importante, poi decide di ritirarsi in provincia e continuare si a dipingere ma in zone isolate senza desiderio di apparire o di fare parte della schiera dei grandi.

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