Claudio Abate. Superficie sensibile


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Con un racconto visivo attraverso la selezione di oltre 150 fotografie, dalle più celebri alle meno note, fino ad alcune ancora inedite, la mostra, al MAXXI, Museo delle Arti del XXI Secolo di Roma, fino al 4 giugno ripercorre la produzione di Claudio Abate (Roma, 1943 – 2017) attraverso la “lente” del suo archivio, spazio allo stesso tempo di lavoro e concettuale che permette di indagare gli aspetti più profondi e nascosti del suo autore e che oggi costituisce un prezioso patrimonio per gli studi storico-artistici sull’arte italiana e internazionale.

La produzione di Claudio Abate spazia infatti dalle fotografie di opere, artisti e mostre dell’Arte Povera, agli scatti sulla scena artistica ed espositiva in Italia e all’estero, fino a fotografie su teatro, moda, costume, attualità.
La mostra, realizzata a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Ilaria Bernardi in collaborazione con l’Archivio Claudio Abate, è suddivisa in nove sezioni tematiche, arricchite da documenti d’archivio, filmati, testimonianze d’epoca, per portare alla luce i rapporti di Abate con artisti e istituzioni, ma anche approfondire la sua ricerca fotografica.

Le fotografie esposte propongono una full immersion nelle avanguardie artistiche e teatrali degli anni Sessanta e Settanta, per rivivere performance indimenticabili, per un tuffo nella storia dell’arte degli ultimi 50 anni. Attraverso immagini memorabili di Carmelo Bene, del Living Theatre, di Jannis Kounellis, Pino Pascali, Joseph Beuys e moltissimi altri.

Ha immortalato le avanguardie artistiche e teatrali degli anni Sessanta e Settanta, a Roma e non solo. Ha “fissato” attraverso il suo obiettivo performance irripetibili, con fotografie che sono di per sé opere d’arte. Ha vissuto e lavorato con i più prestigiosi artisti italiani e internazionali, da Carmelo Bene al Living Theatre, da Jannis Kounellis e Pino Pascali a Joseph Beuys, accompagnando e riscrivendo per immagini la storia dell’arte degli ultimi 50 anni.

Il percorso espositivo si sviluppa per nuclei tematici che ripercorrono nelle sequenze a parete le più assidue collaborazioni e i più ricorrenti interessi del fotografo, integrati da contributi audio (con le testimonianze di Achille Bonito Oliva, Daniela Lancioni, Piero Pizzi Cannella e Fabio Sargentini) e da teche di approfondimento che testimoniano come ogni fotografia funzioni come un “portale” che apre un mondo di significati e storie. L’allestimento è fluido e avvolgente: le immagini degli artisti mentre creano le loro performance spiccano su pareti curve color rosso magenta che rimandano al teatro e, proprio come a teatro, sembra di rivivere quelle azioni.

Questa mostra è realizzata in coincidenza con la pubblicazione della monografia dedicata all’autore alla quale Germano Celant lavorò insieme a Ilaria Bernardi. In occasione della mostra è stato inoltre prodotto un podcast con contributi di figure del mondo dell’arte che hanno conosciuto e collaborato con Claudio Abate.

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